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Draghi non molla il coprifuoco. Riapre davvero solo la scuola

Franco Bechis
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Mario Draghi non ha voluto lasciare nemmeno uno spiraglio, e ha tenuto duro nel decreto riaperture su paletti molto stretti, molto più stretti di quelli che furono messi l’anno scorso da Giuseppe Conte per uscire dal lockdown totale.

 

Certo, spaventa il numero dei contagi attualmente esistenti perché è un piccolo esercito: ieri erano ancora 475.635. Quando l’anno scorso l’Italia riaprì- il 15 maggio - i contagi in quel momento censiti erano 72.070. Certo, si facevano molti tamponi in meno di oggi e quindi i numeri assoluti hanno poco senso. Oggi siamo al 4% di contagi rispetto ai tamponi, il giorno della riapertura pressoché totale dell’Italia eravamo all’1% rispetto ai tamponi fatti. Quindi un pizzico di prudenza è giustificata, anche se continuo a non comprendere perché si riapra poco e con grande cautela ogni attività, mentre in maniera robusta la scuola che si è rivelata il luogo più pericoloso della seconda ondata senza paragone con altro.

 

Se la prudenza si usa sui ristoranti, sui bar, sulle palestre, su tante attività ma non su altre che hanno dimostrato a sufficienza di essere in cima alla pericolosità per la diffusione del virus, allora diventa assai più difficile capire e giustificare le scelte del governo. Va bene aspettare, attendere che la curva scenda come sta facendo (al 15 marzo eravamo al 9% nel rapporto contagi-tamponi, al 15 aprile al 5% e ora al 4%), e osare di più quando saremo all’1%. Ma se lo si fa per tutto, non in questo modo che sembra strizzare l’occhio a una scelta ideologica molto alla sinistra e girare la testa se si tratta di decidere su chi è più rappresentato dalle forze di centrodestra (come le partite Iva e i commercianti). Così è un governo strabico, e non è in questo modo che si era presentato a tutti Draghi.

 

 Nel decreto riaperture di ieri però manca una parola decisiva, che è responsabilità del premier pronunciare davanti agli italiani: speranza. Se vogliamo fare un gioco di parole in quel testo c’è tantissimo Speranza (si asseconda la prudenza maniacale del ministro della Salute), ed è totalmente assente la speranza. Non che si chieda al premier di forzare promesse che non sa se può mantenere (come quelle inserite nel piano vaccinazioni, perché in questi giorni avremmo dovuto raggiungere le 500 mila dosi inoculate e non è così). Ma non si può chiudere ogni orizzonte come fa il testo di quel decreto che si chiama riaperture, ma riapre assai poco. Fra le tante cose sbagliate che ci sono, per pura continuità burocratica, è la previsione di un coprifuoco alle 22 inamovibile fino al prossimo 31 luglio. Sarebbe scelta ingiustificata, perché basta guardare la curva dei contagi dell’anno scorso per capire come la circolazione del virus con l’inizio dell’estate sia stata contenuta, contenutissima e abbia offerto pochi rischi senza nessun divieto particolare da osservare e manco un italiano vaccinato. Oggi abbiamo milioni di italiani protetti dal contagio o perché sono stati vaccinati o perché si sono ammalati e dal virus sono guariti ancora ricchi di anticorpi. A inizio luglio saranno molti di più: dovremmo avere dati migliori, non peggiori dell’anno scorso in cui per tutta l’estate i contagi rispetto ai tamponi hanno oscillato fra lo 0 e l’1%.

Sarebbe solo vessatorio in queste condizioni un coprifuoco a luglio, e probabilmente lo sarebbe anche a giugno. Tanto è che insistendo più volte ieri abbiamo ricevuto da palazzo Chigi la rassicurazione che queste scelte verranno riesaminate e riviste in corso d’opera. Ecco, più che dirlo al sottoscritto che pure ve ne fa parte, bisognerebbe che Draghi lo dica a tutti gli italiani. Altrimenti ci faremmo male da soli in modo del tutto inutile: è in queste settimane se non addirittura in questi giorni che si organizzano le ferie estive. Chi mai le farà in Italia a luglio per stare chiuso in casa o in uno stanzino di hotel alle 22? Il danno rischia di essere molto sensibile, perché davanti a questa prospettiva i giovani di sicuro, ma anche molte famiglie opteranno per vacanze al di fuori dei confini, in Grecia o in Spagna o in qualsiasi altra parte ci siano offerte e la vacanza sia possibile anche la sera (che per molti è il clou dell’estate). Sarebbe un colpo micidiale alla filiera del turismo che già adesso è moribonda. E se oggi ci si arrocca stupidamente su quel coprifuoco, potete stare certi che nessuno straniero prenoterà a luglio sulla riviera romagnola o sulle altre coste italiane.

A luglio non ci sarà ragione del coprifuoco a mezza sera (al massimo ordinanze comunali faranno in modo di evitare assembramenti dove si rischia la calca), ne siamo tutti certi e lo sa benissimo anche chi guida il governo. Bisogna che non tenga per sé questa speranza fondata, ma la espliciti agli italiani e a chiunque nel mondo sta decidendo se venire a visitare l’Italia o no.
 

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