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Siamo meno bravi di altri. Galli demolisce l'Italia sui vaccini

Giorgia Peretti
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“Lo Sputnik adesso è l’oggetto del desiderio ma potrebbe avere le stesse magagne degli altri vaccini”. Questo il commento di Massimo Galli, ospite nella puntata di giovedì 15 aprile di Agorà, il programma di approfondimento mattutino di Luisella Costamagna su Rai 3.

 

 

 

 

Il primario del Reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano ha aperto il suo intervento sulle vaccinazioni smorzando l’entusiasmo del vaccino russo. Il tema sul tavolo di Agorà è il blocco di Johnson&Johnson, a seguito di sei casi di trombosi registrati dopo la somministrazione del vaccino. Su quasi 7 milioni di vaccini inoculati, sarebbero solo sei casi presunti di morti, tutte donne appartenenti ad una fascia determinata fascia d’età. A seguito del blocco si ipotizza una limitazione della somministrazione agli over sessantenni, evitando così i soggetti femminili che potrebbero maturare eventi avversi. Il professor Galli ha ribadito con chiarezza che il rapporto costi-benefici è nettamente maggiore: “I vaccini vanno fatti perché si rischia di più facendo un esame diagnostico con il contrasto. Anche prendendo l’auto, il bus per non parlare dell’aereo si rischia di più del vaccino anti Covid". Poi sull’ipotesi dell’utilizzo dello Sputnik V, Galli ha messo in guardia: “Adesso il vaccino russo è l’oggetto del desiderio e come tutte le cose che non si possono avere pensiamo che siano migliori di quelle che abbiamo. Ma non dimentichiamo che i vaccini con lo stesso vettore virale possono dare gli stessi problemi. Anche lo Sputnik potrebbe avere come tutti qualche magagna, si deve entrare nella logica che su migliaia di persone si possono registrare degli eventi avversi”. Il professore guarda ai primi della classe con ammirazione sottolineando come in Gran Bretagna, oltre ai vaccini siano state prese delle rigide misure di restrizione: “Il successo di Boris Johnson è dato dalla vaccinazione di massa ma anche dal lockdown ferreo a cui sono stati sottoposti gli inglesi. Non si può pensare di aprire senza i vaccini”.

 

 

 

Immancabile la bordata alle all’organizzazione delle istituzioni italiane “Noi siamo un paese vecchio dal punto di vista organizzativo, siamo un paese inadeguato rispetto al resto dell’Europa. Ci troviamo in una situazione di dipendenza rispetto all’approvvigionamento dei vaccini. Abbiamo notevoli differenze nel paese nonostante non siamo un paese enorme ma tra le regioni esiste un abisso.” Sulla riprogrammazione dei vaccini a disposizione, Galli commenta così: “Non ho più un’idea chiara sulla programmazione dei vaccini per fascia d’età. Certamente più limitiamo l’utilizzo di determinati vaccini più rallentiamo la soluzione al problema - poi continua a valanga - a questo punto sarebbe stato più intellettualmente onesto assumersi dei rischi e non fare da scaricabarile, visto che i rischi sono assolutamente minimali”.

Sull’ipotesi di riaperture a maggio dice la sua: “Si può fare, è ora di dare anche un po’ di carota e non solo di bastone, se in Gran Bretagna lo fanno significa che si può fare ma se mi aprite le scuole adesso ritardiamo il processo. Nel momento in cui si vaccina e si vaccina molto si può riaprire, come sta accadendo a Londra dove non mi pare ci sia un governo totalitario comunista. Hanno fatto una politica di restrizione forte togliendo dal rischio le persone dai 70 anni in su e si stanno approcciando solo adesso alle riaperture. Questo è l’obiettivo, dopo di che potremmo permetterci di riaprire”.

 

 

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