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Il vaccino Sputnik atterra allo Spallanzani di Roma

Dario Martini
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Il giorno dopo l’apertura di Draghi, lo Sputnik atterra a Roma. Il vaccino russo tanto detestato dall’Unione europea verrà sperimentato allo Spallanzani di Roma, l’Istituto nazionale per le malattie infettive. Non significa che il nostro Paese ha già l’accordo per utilizzare il siero di Putin contro il Covid. Per il momento si tratta solo di una collaborazione scientifica. Servirà a capire se lo Sputnik è efficace o meno contro le varianti del virus. Ma è un segnale importante che lascia pensare ad un crescente interesse del nostro Paese verso il farmaco prodotto da Mosca.

 

 

A darne l’annuncio è stato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Gli scienziati italiani collaboreranno con l’istituto Gamaleya di Mosca. Il coordinamento per lo Spallanzani sarà affidato alla direzione scientifica. «Fra qualche giorno verrà stipulato un primo accordo per una sperimentazione scientifica con il vaccino Sputnik in attesa dell’autorizzazione formale dell’Ema, per quanto riguarda lo studio sulle varianti - ha spiegato il governatore - Questa è un’altra buona notizia perché ci permette di fare un salto in avanti rispetto alla necessità, in questo momento, di approvvigionamento dei vaccini».

È evidente che l’obiettivo sia quello di inserire anche lo Sputnik nella lista delle "armi" contro il Covid. Le parole pronunciate l’altro ieri dal premier Draghi si inseriscono in questo quadro: «Merkel ha detto che se le autorità europee approvano lo Sputnik bene, altrimenti lei farà da sola. Qui si parla della salute, c’è il pragmatismo, bisogna prima cercare il coordinamento europeo o qualcuno fa altrimenti. Se il coordinamento europeo non funziona bisogna esser pronti a fare da soli, questo è quello che ha detto Merkel e questo è quello che dico io».

 

 

Nel nostro Paese il più propenso ad utilizzare il vaccino russo è Matteo Salvini. Il leader della Lega lo ha ribadito anche ieri da Palermo dove si trovava per il processo Open Arms: «Sono assolutamente d’accordo con Merkel e con Draghi: se non lo fanno loro facciamolo noi, senza essere accusato di putinismo o sovranismo. La salute non conosce confini, ostacoli e logiche geopolitiche e se c’è un vaccino che funziona e l’Europa ritarda, la Germania come l’Italia, la Francia o l’Austria hanno diritto a procedere per loro conto. Sono contento che ieri il presidente Draghi abbia confermato la linea del buon senso e del pragmatismo».

La battaglia contro il Covid continua anche sul fronte delle somministrazioni. Nel Lazio, ha ricordato Zingaretti «stiamo approntando 6 grandi hub, il prossimo sarà negli studi cinematografici di Cinecittà, quindi proseguendo questa tradizione di averli nei luoghi di vita delle persone. Siamo oltre i 750 mila vaccini somministrati, ma saremmo pronti a triplicare la vaccinazione se ci fossero dosi di vaccino sufficienti. La cosa importante - ha sottolineato Zingaretti - è che siamo tornati a pieno regime e con segnali straordinariamente positivi per il livello di adesione su AstraZeneca e questa è buona notizia che va valorizzata». Per quanto riguarda l’apertura del centro vaccinale di Cinecittà, Zingaretti ha spiegato che «abbiamo pronto l’accordo e tra qualche giorno verrà aperto, ma per le dosi di vaccini che abbiamo ora è quasi ininfluente, non c’è fretta di aprirlo».

 

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