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Fuga dal lockdown, parte la caccia alla zona arancione

Lorena Cacace
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Da rosso ad arancione per affrontare il lockdown di Pasqua dopo aver preso una boccata di ossigeno (economico e sociale). È quanto sperano le regioni entrate in zona rossa lunedì 15 marzo (Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Molise, Puglia, e provincia di Trento) e che vorrebbero avere almeno per la settimana prima del weekend pasquale una minima libertà di movimento garantita dalla zona arancione.

 

 

I dati, al momento, non sembrano dare molte speranze: in Veneto sono stati riaperti i Covid Hospital, i ricoveri in terapia intensiva di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise e Trento sono in aumento e, come riportato dal monitoraggio Agenas, superano la soglia critica, mentre i contagi giornalieri si mantengono su cifre altissime (Lombardia sopra i 4mila, Piemonte, Emilia e Campania sopra i 2mila).

Resta da capire se le attuali restrizioni sortiranno gli effetti desiderati o se, al contrario, la zona rossa sarà estesa anche in quelle regioni rimaste in arancione o addirittura in zona bianca. È il caso della Sardegna che teme l’ondata di arrivi dei proprietari delle seconde case. Al momento il presidente Christian Solinas non ha blindato i confini, come chiesto dalle opposizioni e anche dai cittadini sardi che hanno lanciato anche una petizione online.

 

Preoccupazione simile dall’altra parte dell’Italia dove la Valle d’Aosta prima e l’Alto Adige poi hanno chiuso alle seconde case nella speranza di bloccare il contagio e di passare, nel caso di Bolzano, presto in zona gialla, visti i dati in miglioramento. «I dati attuali e quelli di prospettiva disegnano uno scenario di criticità crescente per la Valle d’Aosta: il nostro sistema sanitario rischia di essere di nuovo sotto pressione nell’arco di poche settimane», ha sottolineato il presidente valdostano Erik Lavevaz. «Lo stop alle seconde case è stato condiviso con la Giunta anche perché sarebbe difficile spiegare ai nostri concittadini che non ci si può muovere all’interno del proprio comune, avere chiusi bar, ristoranti e alberghi e poi dire che si fa comunque vacanza nelle seconde case», gli fa eco il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher. La stessa paura arriva anche da altre zone del Paese. Tra queste le Valli Etrusche della Toscana i cui 16 sindaci hanno scritto una lettera aperta: «Non venite nelle seconde case: aiutateci a controllare la pandemia, nell’interesse di tutti».

Intanto il ministro del Turismo Massimo Garavaglia in un’audizione in video conferenza alle commissioni Attività produttive riunite di Camera e Senato ha illustrato le linee guida del suo ministero. Un programma a breve, medio e lungo termine (in vista del Recovery Plan) con la piena operatività del dicastero pronto a «dare risposte in questo periodo difficile» ha assicurato Garavaglia. «L’obiettivo principale è far ripartire prima possibile la stagione turistica 2021 con i flussi interni e internazionali» ed intanto, «tenere in vita le aziende e rafforzare il sistema dell’industria di questo settore che, prima della pandemia, contribuiva al 13% del Pil italiano».

 

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