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Il neosegretario Enrico Letta con lo Ius Soli sabota Draghi

Francesco Storace
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Quando pronuncia le parole Ius Soli, non si capisce se Enrico Letta torni dalla Francia o scenda direttamente dal pianeta Marte. Perché quell’uscita con cui ha marchiato la sua sbrigativa elezione alla segreteria del Pd – un discorsetto e via con l’acclamazione, senza le mitiche primarie – è stata davvero grave in un momento del genere.

E il bello è che si era preso pure 48 ore per decidere sull’offerta dei capicorrente, chissà quale sarà stata la sua fonte di ispirazione per lanciarsi a capofitto in una panzana che più grossa non avrebbe potuto. A meno che non si sia assunto il compito del sabotatore. Sì, sabotatore del governo di Mario Draghi al quale ha chiesto di far propria la sua bizzarra idea. Come se il nuovo premier non avesse ben altri pensieri per la testa. Ma è indubbio che la sceneggiata sullo ius soli – che non ha alcuna possibilità di vedere la luce senza un passaggio elettorale – serve solo a mettere in fibrillazione la maggioranza che deve compiere lo sforzo di accompagnare l’Italia fuori dalla crisi determinata dalla pandemia. Chiedere che il governo si faccia carico dello ius soli è come imbottirsi di esplosivo. Un kamikaze in divisa Pd non si era ancora mai visto, è capitato ieri al Nazareno.

 

 

Viviamo in questo triste momento ben tre emergenze, quella sanitaria, quella economica e quella sociale. Lo ha messo in luce il presidente Sergio Mattarella nell’appello alle forze politiche che portò alla nascita dell’esecutivo Draghi; lo ha ribadito lo stesso premier davanti alle Camere. Non ricordiamo interventi sullo ius soli dai deputati o dai senatori di sinistra sulle dichiarazioni di Draghi. Forse coltiviamo scarsa memoria. Ma nella condizione in cui ci troviamo, lo ius soli non ci azzecca davvero nulla. Se insiste, l’unico risultato per Enrico Letta è un biglietto di rapido ritorno per le terre francesi. Ha detto bene il capogruppo di FdI, Francesco Lollobrigida: se i cervelli in fuga sono così, è meglio che restino dove stanno. A volte viene davvero da chiedersi che cosa porta certe personalità politiche a farsi male da sole. Perché una proposta del genere, in un momento drammatico come quello che vive il mondo intero – e l’Italia non è altra cosa rispetto al pianeta Terra – non ha alcun senso pratico. E semmai serve a indispettire tantissima gente che non riesce più a lavorare e trova enormi difficoltà a poter campare come un tempo.

 

 

È impazzito? No, Enrico Letta sa che deve darsi un carisma che non ha e l’unica strada a sinistra è quella di una follia immigrazionista che non porta voti ma fa clima nel partito e nei recinti accanto alla sinistra. È bottega di partito, insomma, piuttosto irresponsabile nel momento in cui si chiede a Draghi di poterne parlare col governo. È benzina sul fuoco. È appunto sabotaggio. Lo metta, quel proposito, nel programma con cui si presenteranno alle elezioni, a partire dalle amministrative, si cimentino di fronte al popolo su queste loro idee, ma non inquinino il tentativo di ripresa dell’Italia che combatte contro la terza ondata del Covid e deve ancora impegnare i fondi per la ricostruzione. Qui, e non in Africa. Vinca finalmente qualche campagna elettorale, il Pd, e poi applicherà le ricette che pretende di imporre da una posizione che oggi resta minoritaria nel Paese. C’è bisogno di vaccini e di indennizzi, non di cittadinanza facilitata. Anche perché commercianti, ristoratori e tutti quelli che sono ad un passo dal suicidio si aspetterebbero qualcosa di meglio e non di peggio. A cui, come si vede, non c’è mai fine come recita il vecchio adagio.

Nella maggioranza di governo c’è chi preferisce usare la testa rispetto alla propaganda. Salvini manda a dire a Letta che bisogna risolvere «i mille problemi che hanno gli Italiani e gli stranieri regolari in questo momento, non perdiamo tempo in cavolate». Annamaria Bernini per Forza Italia è secca: «Il tema non è nell’agenda del governo». Ed è dura, ovviamente, la reazione di Giorgia Meloni per FdI: anche se è all’opposizione, si ritrova una posizione unitaria del centrodestra. E per questo fa anche tenerezza l’ex ministra Pinotti, che tenta di rimediare alla malaparata: «Vedo che la destra fa polemica sul tema dello Ius soli, affermando che non è nell’agenda del governo Draghi. Io penso solamente che il Pd e il suo nuovo segretario abbiano il diritto e il dovere di poter dire ai cittadini quali sono i valori, le idee, le proposte che ne delineano il profilo». Ah, i vostri. Bene, ma non mettete in mezzo Draghi e il suo governo. Che non è il vostro.

 

 

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