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Vaccini in tilt, scoppia il guaio AstraZeneca

Franco Bechis
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Un brivido ieri ha scosso l'Italia. Dopo tre casi di gravi reazioni avverse - due delle quali hanno portato al decesso - è stato ritirato in ogni Regione un lotto di vaccino AstraZeneca, quello numerato ABV2856, per verificare il suo stato di conservazione e ovviamente il contenuto stesso del vaccino.

 

 

Il lotto era stato sospeso dall'Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) in via cautelare appena avuta notizia del primo caso, di un militare vaccinato e poi deceduto per trombosi venosa. Un secondo caso con lo stesso lotto ha portato a un fatale arresto cardiaco a sole 24 ore dalla vaccinazione. L'Aifa avrebbe raccolto anche un terzo caso, e a quel punto è scattato il panico. Anche perché il giorno precedente l'Austria aveva sospeso l'uso di un altro lotto AstraZeneca, quello numerato ABV5300 (un milioni di dosi distribuite in 17 paesi Ue, ma non in Italia) che aveva fatto registrare un caso di grave reazione avversa per trombosi multipla che ha portato al decesso nel giro di dieci giorni e un caso di embolia polmonare immediatamente successiva alla vaccinazione. Il lotto è stato bloccato immediatamente in Estonia, Lituania, Lettonia e Lussemburgo. Ieri mattina hanno deciso di sospendere del tutto il vaccino AstraZeneca altri tre paesi europei: Islanda, Norvegia e Danimarca, dove si era già registrato un decesso per trombosi dopo la vaccinazione.

Un colpo duro sulle speranze di tutta Europa, visto che molte campagne di vaccinazione stavano puntando proprio sul siero di AstraZeneca, anche se le autorità sanitarie e farmacologiche di ogni Paese stanno cercando di rassicurare sostenendo che i casi di reazione avversa grave sono assai pochi e che comunque non sono ancora certificati, perché non c'è ancora prova di una relazione diretta fra la vaccinazione e gli eventi tragici che si sono verificati.

 

 

Ema, che è l'agenzia europea del farmaco, aveva chiarito dopo il caso austriaco che «al 9 marzo 2021, erano stati segnalati 22 casi di eventi tromboembolici tra i 3 milioni di persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca nello Spazio economico europeo». Ma nel giro di soli due giorni i casi sono diventati una trentina sia pure su un campione di vaccinazioni rapidamente cresciuto (5 milioni). Gli esperti sostengono che l'incidenza dei casi di trombosi sui vaccinati AstraZeneca è percentualmente simile a quella registrata sulla popolazione generale, ma certo nessuno riesce a stare tranquillo. Figurarsi in Italia dove si sta procedendo in queste ore alla vaccinazione proprio con quel farmaco del personale della scuola, procedendo poi analogamente alla popolazione generale nella fascia fra i 18 e gli over 65 (da pochissimo autorizzati a riceverlo dall'Aifa).

Le autorità europee gettano più che possono acqua sul fuoco, e ieri la stessa Ema in altro comunicato ha sostenuto: «Non ci sono attualmente indicazioni che la vaccinazione abbia causato queste condizioni, che non sono elencate come effetti collaterali con questo vaccino. La posizione del comitato per la sicurezza dell'EMA PRAC è che i benefici del vaccino continuano a superare i suoi rischi e il vaccino può continuare a essere somministrato mentre sono in corso le indagini sui casi di eventi tromboembolici».

Si complica ancora di più il piano che Mario Draghi aveva in mente di accelerare, perché sarà difficile che nei prossimi giorni si presentino in tanti agli appuntamenti già fissati per vaccinarsi con AstraZeneca. La paura è evidente, e visto che per valutare davvero cosa è accaduto serviranno giorni se non settimane, non è così infondata la decisione presa da altri Paesi di sospendere la somministrazione di questo farmaco. Anche perché i gravi episodi verificatisi sì in numero ridotto, ma in brevissimo tempo e in luoghi determinati, si sommano ai dubbi che già esistevano su AstraZeneca. Il vaccino come si sa è stato approvato in Europa con non poche traversie, ed è utilizzato a manetta in Gran Bretagna dove pare non si siano verificati eventi avversi così gravi. Ma la Fda americana non l'ha sbloccato nonostante il pressing di gran parte della opinione pubblica, e anzi su qualche giornale sono state pubblicate anche indiscrezioni su una clamorosa bocciatura. 
Intendiamoci, ogni farmaco ha reazioni avverse citate nel suo bugiardino. E se uno si mette a leggerle non ne prenderebbe più uno. Sul sito dell'Ema c'è un bugiardino di questo come di ogni vaccino, che divide le reazioni registrate negli studi prima della approvazione in categorie generiche di bassa, bassissima o scarsissima probabilità.

Sul sito Internet della autorità britannica continuamente aggiornati ci sono invece i dati dettagliati anche delle più lievi reazioni, con una operazione trasparenza che qui non si fa, ma che evidentemente riesce a tranquillizzare di più la popolazione. Ecco quel che è scritto di AstraZeneca: «Le reazioni avverse riportate più frequentemente sono state dolorabilità al sito di iniezione (63,7%); dolore al sito di iniezione (54,2%), mal di testa (52,6%), affaticamento (53,1%); mialgia (44,0%), malessere (44,2%); piressia (include febbre [33,6%]e febbre superiore a 38°C[7,9%]), brividi (31,9%), artralgia (26,4%) e nausea (21,9%). La maggior parte delle reazioni avverse è stata di gravità da lieve a moderata e di solito si è risolta entro pochi giorni dalla vaccinazione. Al giorno 7 l'incidenza dei soggetti con almeno una reazione locale o sistemica era rispettivamente del 4% e del 13%. Se confrontate con la prima dose, le reazioni avverse riportate dopo la seconda dose sono state più lievi e riportate meno frequentemente. Gli eventi di reattività sono stati generalmente più lievi e riportati meno frequentemente negli anziani (età ≥65 anni). Se necessario, possono essere utilizzati medicinali analgesici e/o antipiretici (ad es. prodotti contenenti paracetamolo) per fornire un sollievo sintomatico dalle reazioni avverse post-vaccinazione». Siccome dicono tutto, gli inglesi si fidano di quel vaccino. E sanno che non c'è da preoccuparsi perché in tempo reale l'autorità sanitaria aggiornerebbe la casistica riportando anche i casi più gravi se ovviamente comprovati. In Paesi come il nostro che da anni vive uno scontro fortemente ideologico sulle vaccinazioni (da una parte, ma anche dall'altra), si fa poca trasparenza e spesso si alzano veri e propri muri sulla registrazione di eventi avversi. Questo malvezzo anche istituzionale rischiamo di pagarlo ora, nel momento più grave del Paese.

 

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