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Giorgia Meloni lancia l'intergruppo, Matteo Salvini vuola la federazione: guerra fredda Lega-Fratelli d'Italia

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Matteo Salvini e Giorgia Meloni, separati in casa che si litigano il futuro del centrodestra. Intergruppo o federazione, queste le opzioni che oggi i due leader hanno riportato sul tavolo dell'alleanza, smembrata sulla politica nazionale e in stand by su quella territoriale. Salvini e Berlusconi in maggioranza, Meloni all'opposizione con un 'no' convinto contro il governo di Mario Draghi. Nessuna mezza misura, da ambo le parti, con il segretario del Carroccio pronto a sostenere il professore e vestire i panni di partito che sa governare per il bene del Paese, mentre l'ex ministro della Gioventù non ha nessuna intenzione di scendere a compromessi e preferisce restare unico partito dall'altra parte della barricata, piuttosto che governare con Pd e M5S.

Sul piatto quel delicato equilibrio tra due partiti che si contendono la leadership, ma che in realtà stanno giocando due partite diametralmente opposte. Per entrambi si tratta di una scommessa, i cui frutti saranno raccolti alle prossime elezioni e che decreteranno la vittoria dell'uno sull'altro e viceversa. Il peso della 'divisione' su Draghi, tuttavia, si fa sentire, soprattutto su quel dossier lasciato nel cassetto che rischia di far implodere l'alleanza. I tempi stringono per decidere i candidati di centrodestra nelle prossime amministrative, candidati che ancora non ci sono, con l'urgenza di scegliere a breve sicuramente il pretendente alla poltrona della compianta Jole Santelli in Calabria (che andrà al voto l'11 aprile). Nessun vertice in vista per chiudere almeno questa partita su cui Forza Italia non ha alcuna intenzione di mollare la quota, riproponendo Roberto Occhiuto per la corsa a Palazzo degli Itali.

I colpi di fioretto insomma non mancano. E' Meloni a lanciare un intergruppo di centrodestra "per portare avanti il programma elettorale comune. E che sia utile farlo nonostante il diverso posizionamento attuale dei partiti della coalizione". Una proposta che la presidente di Fdi vuole portare al tavolo con gli alleati con l'auspicio che "possa essere accolta". A stretto giro la replica del leghista che rispolvera una non troppo vecchia proposta su cui, ammette, "ricevetti risposte negative, magari adesso i no si sono trasformati in sì". Salvini ritorna insomma sulla federazione perché, governo Draghi a parte, "continuo a lavorare per l'unità del centrodestra e ci presenteremo compatti alle prossime elezioni amministrative". Unire tutte le anime della coalizione sotto un solo cappello e simbolo, quello della Lega, con un solo leader che sarebbe appunto Salvini. Un progetto su cui in molti, a taccuini chiusi, storcono il naso. Soprattutto in Forza Italia. La nuova riorganizzazione azzurra, voluta dal Cav, è evidentemente a trazione 'sovranista', con Tajani coordinatore e Bernini vice, Ronzulli a gestire i rapporti con gli alleati. Una sorta di riequilibrio per aver portato a palazzo Chigi nomi come Brunetta, Carfagna e Gelmini, di area chiaramente moderata e liberale. La federazione di fatto sarebbe difficile da digerire per quell'ala che più volte ha ribadito di non voler morire "salviniana". Il rischio, seguendo anche l'euforia di un governo guidato dall'europeista Draghi, sarebbe quello di una emorragia, di cui Fi ha avuto un assaggio con l'abbandono di Osvaldo Napoli, Daniela Ruffino e Guido Della Frera solo qualche giorno fa. Una uscita strategica, spiegano, che va verso quel gruppo di centro che potrebbe occupare lo spazio per ora lasciato libero dalla politica. Magari in un quadro che vedrebbe Renzi, Calenda e Toti con i fuoriusciti di Forza Italia. Un contenitore "di cui non ce n'è bisogno", taglia corto Berlusconi.

Contrario alla proposta Meloni, il governatore Giovanni Toti, leader di Cambiamo!: "Non voglio essere scettico su tutto questo 'intergruppismo', che è un anelito di unità nazionale ulteriore e che va colto per quello che è, ovvero come spirito di collaborazione. Però non vorrei che tutto questo 'volemose bene' diventasse melassa. Diamo una maggioranza solida al governo Draghi, facciamolo lavorare". Anche la federazione di Salvini raccoglie pochi entusiasmi. Fonti qualificate la definiscono "irrealizzabile" con Salvini e Berlusconi al governo e Meloni all'opposizione. "Più sensato sarebbe rinvigorire e attualizzare il modello Pdl (Popolo delle libertà). Per fare questo però Salvini dovrebbe entrare nel Partito popolare europeo e per ora non se ne parla", scandiscono. Si tratta "solo di parole al vento", rilevano diversi voci di centrodestra. La guerra fredda tra Meloni e Salvini insomma è appena iniziata.

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