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Mario Draghi verso maxi-fiducia, dubbi solo tra i 5 Stelle. Stanotte il voto

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Al Senato è terminata la fase del dibattito sul discorso del premier Mario Draghi per la fiducia. I lavori riprenderanno alle 20,40, con la replica del Presidente del Consiglio, le dichiarazioni di voto e la votazione nominale con appello, prevista a partire dalle 23.30 circa. Al dibattito hanno preso parola ben 70 senatori.

La fiducia «non in bianco» del Movimento 5 stelle e il no «patriottico» di Fratelli d’Italia sono le uniche eccezioni al fiume di consensi raccolto da Draghi durante la discussione seguita alle sue comunicazioni programmatiche. Dal Pd e dalla Lega, da Forza Italia e da Italia viva, da Più Europa e dal Maie il nuovo presidente del Consiglio ha ricevuto un appoggio praticamente senza condizioni. Sì anche dai senatori a vita Elena Cattaneo (che ha sollecitato una «difesa della ricerca libera e competitiva») e Mario Monti (convinto che il governo «saprà preparare un futuro degno per le giovani generazioni»).

Draghi ha ascoltato con attenzione tutti, prendendo appunti per la replica. Si è allontanato dall’Aula solo al termine del suo discorso, per consegnare come da prassi il testo alla Camera, e durante la pausa per la sanificazione. Dai banchi del governo ha seguito i discorsi dei senatori, le loro richieste, i loro incitamenti e le loro perplessità.

Tra i primi interventi, quello del grillino Gabriele Lanzi, che ha messo in guardia il neo premier. «Attenzione a non depotenziare misure a noi care», ha detto confermando che lui e i molti suoi colleghi si adegueranno al sì espresso dalla maggioranza degli iscritti alla piattaforma Rousseau. «La fiducia si guadagna goccia a goccia ma si può perdere a litri, ne faccia tesoro», ha avvertito ricordando le parole di Sartre. Nei commenti dei 5s anche tanti riferimenti a Giuseppe Conte e la difesa dei punti fondanti del programma del Movimento: dal reddito di cittadinanza alla riforma della prescrizione, su cui - è stato ribadito in più occasioni - non saranno ammessi passi indietro. «Sono pronto a sfiduciare il governo non appena mi renderò conto che questi principi non sono condivisi», ha scandito Alberto Airola. Sulla stessa linea Laura Bottici (che al premier ha detto: «Lei ha rappresentato tutto ciò che ho contrastato in questi anni»), Agnese Gallicchio e Cinzia Leone, commossa per un sì che sarà «combattuto e lacerante».

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