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Crisi di governo, Conte in Quirinale solo per farsi dare l'interim: il premier raddoppia la poltrona

Luigi Frasca
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Nel giorno più difficile, con un governo a pezzi, ieri Giuseppe Conte è salito al Colle per «raddoppiare» la poltrona. Facendosi dare l'interim dei due ministeri lasciati dalle esponenti di Italia Viva, la Famiglia e l'Agricoltura. Nessun passo indietro dunque, per il momento ma con due opzioni: rimanere al governo senza Matteo Renzi, prendendosi la soddisfazione di far fallire il suo piano, o andare via ma dicendo «la verità» nelle aule del Parlamento. Perché tutti, è il ragionamento del premier, devono sapere chi ha sempre lavorato nell'interesse del Paese e chi ha mandato all'aria tutto, cercando una crisi a tutti i costi. Conte è convinto di essere nel giusto ed è per questo che spera di attirare dalla sua parte un gruppo solido di costruttori con cui andare avanti da qui fino a fine legislatura, con un patto chiaro e un cronoprogramma ben scandito dal Pnrr messo a punto con tanta fatica, ma non solo.

«La posta in gioco è il futuro del Paese, è a questo che abbiamo l'occasione di lavorare», gio lanciato Chigi. I pontieri sono al lavoro senza sosta, le porte a Matteo Renzi sono - ufficialmente - chiuse, Conte non vuole nemmeno sentirlo nominare, ma non ci sono certezze sulla sfida dei numeri. Non ancora, assicura chi ci sta lavorando.

Del resto ci sono tre giorni interi, meno di quanto spe raya certo Conte: sarà alla Camera lunedì 18, al Senato martedì 19. E H, numeri o meno, l'avvocato si farà trovare pronto alla sua arringa contro il senatore fiorentino così come lui l'ha puntato - e senza contradditorio, sottolineano a palazzo Chigi - nella con ferenza stampa in cui ha ritirato le sue ministre. Un deja -vu, almeno nei piani del premier, di quello che accadde nell'agosto 2019 con un altro Matteo. Il premier lo ha ripetuto anche al presidente della Repubblica nell'incontro avuto nel pomeriggio, il secondo in 24 ore: si va in Parlamento e a carte scoperte, perché bisogna capire se c'è la forza di andare avanti, così come si era raccomandato lo stesso Mattarella.

Del resto, è il ragionamento di Conte, chi si tirerà indietro alla conta si prenderà la responsabilità di bloccare il nuovo scostamento di bilancio, il nuovo decreto ristori, di aprire una fase di instabilità che costerà nuovo debito sui mercati e confusione in un Paese già in mano all'incertezza della pandemia. È per questo che Conte è convinto di farcela, di riuscire a risolvere la crisi senza passare per le dimissioni, per questo che ha assunto prontamente l'interim di Bellanova per poi rassegnare il ministero dopo la prova del Parlamento. È per questo che la giornata trascorre senza dichiarazioni pubbliche, se non un paio di tweet, uno sul colloquio telefonico con il premier britannico Boris Johnson, uno su quello con il direttore generale Fao Qu Dongyu, per dimostrare l'impegno sul piano internazionale, visto che i giornali stranieri ieri ironizzavano sulla crisi italiana.

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