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Se D'Alema torna modello nel dibattito, allora ci si deve dimettere come fece lui

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Incuriosisce assai il gran rientro di Massimo D'Alema nel dibattito interno alla maggioranza di governo. Il tempo pare passare per  tutti tranne che per il Maximo. Oggi ci ha pensato Andrea Orlando a tributargli l'applauso: "C’è un nucleo di verità in quello che dice D’Alema, un presidente del Consiglio che ha gestito in una situazione difficile il Paese e che ha ottenuto un certo consenso può essere sostituito solo se si motiva questa scelta e con qualcosa in più. Se non lo motivi fortemente, D’Alema ne sa qualcosa, si produce una lacerazione che dura nel tempo, il passaggio del governo Prodi lo ricorda».

 

Orlando lo ha detto a l’Aria che tira sottolineando: «Una maggioranza per cambiare un leader deve arrivare a nodi insolubili e spaccature che devono essere spiegate pubblicamente". Il vicesgeretario del Pd dimentica però che proprio D'Alema lasciò Palazzo Chigi per aver perso le regionali. Quando in quella notte del 2000 arrivò l'ultimo risultato, quello del Lazio, salì al Quirinale e tornò a casa. La maggioranza di Conte ha perso una mare di regioni ma sta lì incollata col Vinavil. Che ne parlano a fare?

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