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Manovra, la maggioranza regge alla Camera. E Renzi prepara la trappola a Conte

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Stavolta tutto è filato liscio. Dopo giorni di forti tensioni, ritardi, accuse, rinvii e scontri, la manovra compie il primo giro di boa alla Camera, che dà il via libera con 298 voti favorevoli e 125 contrari. Nessuna sorpresa, dunque. La maggioranza regge, nonostante le bordate che Italia viva riserva al governo in aula, in fase di dichiarazione di voto, dimostrando ancora una volta la frattura profonda che si sta allargando nella coalizione. Il renziano Mauro Del Barba, infatti, prima colpisce duro sulla consegna del testo al Parlamento «con un ritardo mai visto nella storia della nostra Repubblica», poi lavora ai fianchi il premier sottolineando che «nei pochi giorni e notti che ci sono stati concessi, abbiamo lavorato bene insieme, maggioranza e opposizione», e infine sferra un gancio doloroso al duo Conte-Gualtieri parlando di «risultato positivo» sui miglioramenti a una legge «altrimenti insipita», nonostante la «camicia di forza a cui siamo stati costretti». 


 

Una posizione, quella del partito di Matteo Renzi (che domani alle 18 illustrerà in una conferenza stampa in Senato, il progetto di Iv per il Recovery Plan) che riapre sicuramente le discussioni sui rapporti con le minoranze. O meglio, con una parte specifica, quella Forza Italia che, proprio nel giorno in cui la manovra supera il primo scoglio, Silvio Berlusconi prova a togliere dal mare in tempesta delle polemiche politiche. «In questi mesi difficili FI ha assunto un atteggiamento responsabile di fronte alla duplice crisi, sanitaria ed economica», ma «questo nostro atteggiamento, è stato da molti apprezzato, da altri criticato, spesso dagli uni e dagli altri sulla base di un equivoco», scrive in una lettera al ’Corsera'. Il Cav cita la ’politica dei due fornì di Giulio Andreotti, ma assicura: «Nulla è più lontano di questo dalle nostre intenzioni». Così come non interessano discorsi su eventuali governissimi o di unità nazionale: «Non siamo davvero una di quelle forze politiche che sfruttano la loro posizione per lucrare spazio o posti di potere». L’idea che ha in testa Berlusconi è «tornare al ruolo di guida della coalizione di centrodestra». Le divisioni interne, però, rendono il progetto difficilmente attuabile. Almeno nel breve periodo, nonostante le difficoltà oggettive che vive il governo. «Se da questo Parlamento non daremo risposte agli italiani, faremo tutti parte della stesso problema», avverte, infatti, il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari. Spiegando che gli italiani «non faranno più distinzioni tra maggioranza e opposizione, per questo abbiamo deciso di collaborare». 


 

Così il presente vive di fiammate, come quella di Fratelli d’Italia, che riesce a portare a casa un ordine del giorno, a prima firma del leader, Giorgia Meloni, che impegna il governo a rivedere poteri e stanziamento di fondi per Roma Capitale. Un odg che diventa trasversale e passa con il sì di tutto l’emiciclo di Montecitorio. Un successo che fa rumore nel centrodestra. Ma la soddisfazione durerà poco, pochissimo. Da martedì si riparte al Senato, con un tour de force che dovrà portare all’approvazione definitiva della manovra entro il 31 dicembre, altrimenti sarà esercizio provvisorio. Un pericolo da scampare ad ogni costo, perché in tempi di crisi, economica e sanitaria, sarebbe il de profundis per l’Italia.

 

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