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Non hanno imparato nulla. Fanno gli stessi errori di febbraio

Franco Bechis
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Il virus mutato nella sua versione più feroce e contagiosa è già arrivato in Italia, a Roma dove tutto è partito. L'hanno identificato i laboratori dell'ospedale militare del Celio, che è una delle eccellenze della sanità italiana, trovandolo in un cittadino italiano che era da poco rientrato dall'Inghilterra con la sua compagna. Nel giro di un paio d'ore è quindi diventato inutile l'ennesimo decreto firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che aveva imposto la cancellazione di tutti i voli fra Italia e Regno Unito: il virus modificato era già arrivato da Londra a Roma. E chissà quanti altri casi verranno scoperti in tutta Italia nei prossimi giorni, perché i voli ci sono stati tutti i giorni e il rischio è evidente. Come è evidente che chi dall'Inghilterra voglia venire lo stesso in Italia, prenderà un volo per qualche altro paese europeo o meno, e poi da lì' atterrerà a Roma e Milano senza che nessuno possa controllarlo. E' una storia che abbiamo già vissuto, con queste stesse osservazioni critiche, a inizio febbraio quando vennero scoperti in un albergo di Roma due cittadini cinesi malati di coronavirus, ricoverati poi per mesi allo Spallanzani. Anche allora Giuseppe Conte e Roberto Speranza avevano pensato di fare passare la paura bloccando i voli prima da Wuhan e poi dal resto della Cina. Fu come fermare l'acqua del mare come un dito, e ora rifanno la stessa cosa come se l'esperienza non avesse insegnato loro nulla. Almeno la Francia ha bloccato per qualche giorno tutti i confini, impedendo di arrivare lì dall'Inghilterra anche in treno, auto o traghetto ed è più utile per noi questo del decretino Speranza. 
Abbiamo fra noi la versione modificata del coronavirus e immediatamente è scattata la rassicurazione di regime per dire che è solo un pizzico più rapido e virale nel contagio, ma sostanzialmente non cambia nulla e anche i vaccini che abbiamo comprato saranno efficaci come con il corona-base di questi mesi. Non sono uno scienziato e non mi permetto di replicare, ma ho subito preso il telefono e chiamato sia scienziati che non hanno preoccupazioni politiche, sia un membro del governo che di scienza ne mastica ed è intellettualmente onesto come pochi o nessun altro in questo esecutivo: il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri. Mi hanno risposto che ovviamente a così poche ore di distanza dalla individuazione in Italia e a pochi giorni dalla scoperta in Inghilterra (da ieri anche in Olanda e Australia), risposte serie sulla efficacia dei vaccini anche in questo caso non possono essere fornite. La mutazione è stata verificata con le semplici analisi che si fanno su ogni caso sospetto trovando una proteina virale diversa dal solito. E' su quella che agisce il vaccino e quella diversità potrebbe essere effettivamente un problema. Non lo sarà comunque in maniera drammatica per i primi due vaccini che arrivano anche in Italia, quello di Pfizer e di Moderna, che identificano quella proteina virale con l' rMna. “ Per fortuna se cambia il bersaglio ed è necessario farlo quei vaccini sono rapidamente modificabili”, mi hanno spiegato gli interlocutori. Certo, non è come fare una passeggiata, e i costi lieviterebbero in questo caso perché le popolazioni andrebbero vaccinate sia per il corona-base che per la variante “cattiva”. Non è una buona notizia. 
Incrociamo le dita sperando che tutto questo non debba essere necessario e che basti un solo vaccino a combattere le due varianti. Quel che sta accadendo però deve farci suonare un campanello di allarme: la pandemia non solo non è finita, ma non è così facile da mettere alle spalle con una siringata o due in poco tempo. Non sappiamo nemmeno la durata dell'immunità dei vaccini scoperti così in fretta e in modo così inusuale. Con le grandi risorse a disposizione può essere che siano fatte sperimentazioni su campioni di volontari che normalmente si sarebbero messi insieme in alcuni anni e questa volta invece sono stati trovati in gran numero in poche settimane. Ma nessun dato scientifico può raccontarci che accade nei vaccinati dopo sei, nove mesi o un anno. Nè dirci se è un vaccino cui dovremo abituarci come accade con l'influenza o se l'immunità di gregge si raggiunge una volta per tutte. In parole povere: non sappiamo proprio nulla del prossimo e dei prossimi anni ed è assai fondata la possibilità che con questo, altre versioni del virus o altri virus pandemici dovremo conviverci a lungo. Come? Ecco, questo è il punto davvero tragico. Certamente non come è stato fatto finora, combattendolo con i lockdown che è la sola arma che alla fin e hanno impugnato ripetutamente tutti i governi occidentali. Se ne facciano una ragione gli esperti e i comitati tecnico-scientifici che con tutta la loro scienza sono arrivati a quello cui bastava un vigile esperto di traffico: se vieti di usare l'auto si riducono gli ingorghi. Il coronavirus fa male, fa stare male e fa anche morire una percentuale piccola degli ammalati. Ma il lockdown è come un cancro, che toglie vita più lentamente, ma inesorabilmente, respiro dopo respiro. E alla fine è più letale.

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