Non sono un kamikaze. Calenda cala gli assi per Roma
«Non mi riconosco nel ruolo di kamikaze, che è uno che fa una bruttissima fine, e poi vorrebbe dire che Roma è ingovernabile. Non è cosi e io non l’ho mai pensato». Così Carlo Calenda, leader di Azione e candidato a sindaco di Roma, ospite della trasmissione "Piazza Pulita" in onda su La7. Riguardo al M5S, poi, Calenda aggiunge: «Le città sono diverse dalla politica nazionale, vale molto di più la concretezza della proposta che fai. Non penso ci siano elettorali di blocco, dubito che Di Maio dia indicazioni, e credo che i cittadini che hanno votato 5S possono trovare interessante la mia proposta. Col Pd poi ho visioni diverse sul M5S, però su Roma dice che la Raggi è stata un disastro terrificante, quindi non vedo distanza. Bertolaso come avversario? Mi piacerebbe, con lui sarebbe un bel dibattito».
La furbata di Calenda: comunque vada si tiene una poltrona
E poi Calenda ha affrontato alcune delle emergenze della Capitale, dai trasporti ai rifiuti. «Va raddoppiato l’inceneritore di San Vittore, servono più impianti di lavorazione. E poi non liquiderei l’Ama, la rafforzerei - così Calenda - Nelle ultime 72 ore ho avuto più attacchi che in tutta la mia storia politica dalla sinistra. Io non ho risposto e lo farò solo nel tavolo di coalizione. Spero di parlare con Zingaretti, cosa che sinora non è capitata, da lui voglio una parola di chiarezza. Non ho detto che non voglio le primarie, ho detto solo che ora è impensabile fare qualcosa con 50mila persone e che se le facciamo a marzo mentre gli altri hanno i candidati noi stiamo fino a marzo ad attaccarci. Ma non chiudo, parliamone nel tavolo della coalizione. L’importante è che parliamo di Roma».
Infine il tema lockdown: «Un nuovo lockdown? Mi pare che questo rischio ci sia e va scongiurato. A maggio però facemmo uno studio che portai a Speranza. Se uno va a vedere quei dati non abbiamo raggiunto nessuno di quegli obiettivi. Il problema di questo Paese è che nessuno riesce a implementare le cose, non si spendono gli stanziamenti, le procedure non funzionano e anche se si mettono tantissimi soldi poi non arrivano. Le scuole vanno tenute aperte il più possibile. Assieme alle fabbriche sono le ultime cose che vanno chiuse».
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