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Lega, tregua armata Salvini-Giorgetti. Tensioni su Europa e legge elettorale

Donatella Di Nitto
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Si erano già visti a Catania, per la tre giorni della Lega al fianco del leader, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per il caso della nave Gregoretti. Giancarlo Giorgetti, braccio destro del Capitano, da qualche mese lontano dalla dirigenza di via Bellerio, aveva voluto dimostrare la sua vicinanza al segretario spazzando via le voci su un possibile attrito e distacco dal capo del Carroccio.

 

Ieri c’è stato un faccia a faccia «chiarificatore» su quelle che sono le distanze tra i due. Un’ora nell’ufficio di Salvini in Senato, al Palazzo dei Beni spagnoli a Roma, durante il quale i due hanno non solo riesaminato i risultati delle amministrative, ma anche discusso dei due punti su cui non sono assolutamente d’accordo. Il riposizionamento in Europa, con Giorgetti che, a chiare lettere, proprio dalla terra di Sicilia, aveva messo in guardia la Lega ribadendo la necessità di «aprire un dialogo con la prossimo guida del Cdu». Scelta obbligata per l’eminenza grigia del partito, negarlo, aveva avvertito, sarebbe «una cretinata». Un passo che potrebbe aprire la strada a un diverso confronto con il PPE, senza parlare di «matrimonio» - aveva tenuto a precisare proprio il numero due leghista - passo di cui Salvini invece non vuole proprio sentir parlare. «Voglio stare in Europa da protagonista, però senza che l’Italia vada senza cappello in mano», dice a Bruno Vespa, ricordando che «gli elettori hanno sempre ragione...

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