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Autostrade, il governo a un bivio. E torna in campo l'ipotesi della revoca della concessione

Angelo De Mattia
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L'accordo preliminare raggiunto nei mesi scorsi dal Governo con i Benetton o si reggeva su parti equivoche oppure lasciava spazi troppo ampi all'interpretazione  e all'applicazione; comunque non era affatto quel passaggio quasi risolutivo come tale presentato, se oggi Palazzo Chigi, il Tesoro e la Cassa Depositi e prestiti sono arrivati alla determinazione, con motivazioni e scopi intermedi diversi, ma con obiettivi finali coincidenti, di inviare lettere perentorie su contenuti e termini dell'intesa da raggiungere, in particolare, con la Cassa, in mancanza delle quale rivivrebbe l'ipotesi della revoca della concessione. Dal lato governativo, si richiama il fondamentale principio "pacta sunt servanda".

Ma si può dire proprio così? Per ora, in una specie di  partita a dama, Atlantia ha schierato le sue pedine secondo un procedimento cosiddetto di " dual track": vendita in blocco della sua partecipazione, pari all'88 per cento, in Autostrade ( Aspi) o scissione di quest'ultima da attuare con modalità alternative, operazioni attraverso le quali in un modo o nell'altro la Cassa entrerebbe con una posizione maggioritaria nell'assetto azionario. Finora quest'ultima ha confermato il proprio "favor" per un aumento di capitale ad essa riservato in Aspi.

Ma il vero "punctum dolens" sta nella manleva per i potenziali danni, diretti e indiretti, connessi  con il crollo del Ponte Morandi che il Governo e la Cdp esigono e che i Benetton sarebbero contrari a rilasciare, salvo, nel frattempo, il maturare di  un diverso orientamento o l'emergere che la contrarietà rientrerebbe in una tattica negoziale. D'altro canto, sarebbe veramente assurdo che, alla fin fine, dopo quel che é successo e dopo l'immane tragedia del crollo, fosse lo Stato a dovere darsi carico e risarcire i danni in questione.  Il danno gravissimo e la beffa. Il fatto é che " ab initio" si è tenuta una condotta ambigua, minacciandosi, da parte del Governo solo due giorni dopo il verificarsi della tragedia,la revoca della concessione,senza avere bene esaminato i possibili boomerang e, poi, "melius re perpensa", volendosi raggiungere lo stesso scopo attraverso una complessa trattativa nella quale la parte pubblica finisce con il collocarsi su di una posizione paritaria e rischia di impantanarsi, mentre non si capisce bene chi sia il negoziatore di questa parte se la Cdp, che diventa così un vero strumento statale con tutte le possibili conseguenze non favorevoli, o il Governo e, nell'ambito di questo, quale Ministero. In ogni caso, questa che rischia di diventare una insostenibile telenovela deve avere una conclusione.

Se sui punti di fondo non si raggiunge ancora una convergenza tra le parti, allora il Governo ne tragga le conseguenze e passi alle scelte definitive. Non potrebbe essere il timore di non facili sviluppi giudiziari a fermare l'azione del Governo, dopo aver tentato con tutti i mezzi, e facendo del " pubblico" una parte negoziale se così risulterà , una via alternativa. Vi sono una dignità del ruolo pubblico, il rispetto degli interessi generali e il ricordo incancellabile della tragedia e dei lutti che impongono una condotta decisa, trasparente e conclusiva.

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