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Governo, così fanno la guerra ai supermercati. Il ministro Bellanova vuole decidere i prezzi: stop agli sconti

Adriano Bonanni
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Stop agli sconti nella grande distribuzione. L’ultima crociata del governo vede protagonista Teresa Bellanova, ministra renziana delle politiche agricole. La quale, durante un incontro con le associazioni del settore a Torre del Lago, in Toscana, si è scagliata contro i supermercati, colpevoli, secondo lei, di «deprezzare» i prodotti made in Italy mettendoli sullo stesso piano di quelli che arrivano dall’estero. Insomma per la Bellanova bisogna dire addio alla politica delle grandi catene commerciali che in questo periodo di crisi per il coronavirus hanno praticato prezzi più bassi per venire incontro ai bisogni delle famiglie.

Qual è il ragionamento della ministra? «Alla grande distribuzione faccio un appello - spiega - non voglio più vedere campagne di sconto ripetute, perché quello sconto qualcuno lo sta pagando. O l’imprenditore e i suoi dipendenti o il consumatore perché magari sta acquistando un prodotto che in quel momento paga di meno ma che poi paga la collettività in termini di costi sanitari».

La ministra sa ovviamente di non poter intervenire direttamente sulle catene commerciali per stabilire i prezzi. Perciò fa un appello alla buona volontà. «Io non posso fare un decreto sul prezzo di vendita dei prodotti - ammette - posso però richiamare al senso di responsabilità. La grande distribuzione ha il compito di saper valorizzare meglio i prodotti made in Italy. Che si tratti di un frutto, di una pianta o di un fiore, noi dobbiamo rendere trasparente al consumatore che cosa stiamo vendendo». 

«Dobbiamo anche rendere chiaro sia nel nostro Paese che all’estero perché il made in Italy costa di più - prosegue - Perché se noi mettiamo sullo stesso piano ciò che è stato prodotto in Italia con le norme della buona coltivazione, con il rispetto dell’ambiente, con tutto quello che viene da Paesi dove magari si sfruttano i bambini o dove il diritto del lavoro non esiste, noi non facciamo un servizio di chiarezza al consumatore».

Intanto però a Teresa Bellanova arrivano le critiche del settore frutticolo, escluso dalle agevolazioni fiscali per il 2020. «Il Ministro del Lavoro sbandiera il grande successo del decreto sulla decontribuzione per le filiere agroalimentari, che prevede l’esonero contributivo per i primi sei mesi del 2020 - attacca il senatore di Forza Italia Enrico Aimi - Peccato però che all’appello manchi tutto il settore frutticolo, tra i più rappresentativi e importanti della filiera. Una vergognosa discriminazione a carico di un settore fondamentale, unico ad essere escluso dal provvedimento richiesto da anni come strumento di riequilibrio e di competitività. A tutti i settori agricoli viene concesso l’esonero e ai frutticoltori no: perché? Forse perché sono quelli che contribuiscono maggiormente al versamento nelle casse Inps del settore agricolo? Pensiamo solo a Modena che vanta quasi un milione di giornate lavorative dichiarate nel 2019 (con oltre il 70% derivanti dal settore frutticolo). Dopo le gelate primaverili, i danni da cimice asiatica, le grandinate e i disastrosi attacchi fungini della maculatura bruna, che hanno provocato perdite dal 70 al 100% del raccolto, i frutticoltori invocano un provvedimento serio e responsabile.

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