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Zingaretti-Conte, ora è gelo. Il dem: "Bisogna correre". Il premier: "Già lo faccio". Aria di rimpasto

Botta e risposta al vetriolo tra segretario del Pd e presidente del Consiglio

Dario Borriello
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Sempre più accesa l'attesa per l'esito delle prossime elezioni regionali, la prima, vera e propria prova del nove per il premier Giuseppe Conte e la coalizione di maggioranza. La tensione c'è e si percepisce anche nelle dichiarazioni pubbliche. Lo dimostra proprio la risposta del presidente del Consiglio a chi gli chiede di commentare le parole del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che dal palco della Festa dell'Unità ha ribadito la necessità di un "passo in avanti" dell'esecutivo. "Il governo sta marciando veramente spedito, sta facendo di tutto per promuovere, sollecitare e consentire la piena ripresa della vita economica, sociale e culturale" afferma Conte. 

L'impressione, però, è che comunque vada, una verifica alla squadra (e a gli obiettivi) andrà fatta. Come confermato anche dal vice segretario del Pd, Andrea Orlando, e dal presidente nazionale di Iv, Ettore Rosato, pur trovandosi d'accordo nel non iscrivere il rimpasto tra le priorità assolute. In ballo, infatti, ci sono altri 3 anni di legislatura, ma soprattutto i 209 miliardi di risorse in arrivo dall'Europa con il Recovery fund. E per gestire una mole così grande di denari servono solidità ed equilibrio.

Dunque, al di là delle dichiarazioni pubbliche di alcuni leader, qualche nome nuovo comparirà sulla lista di Palazzo Chigi. I rumors dai Palazzi della politica romana indicano con sempre più insistenza il Viminale come primo tassello da cambiare, dando le probabilità di un avvicendamento tra Luciana Lamorgese e lo stesso Orlando oltre il 60%. Anche il Mit, però, è nel mirino, sebbene l'operazione dovrebbe portare un altro dem al posto di Paola De Micheli. Forse Graziano Delrio, ma al momento il ritorno è una delle opzioni sul tavolo.

Altro cambio più che possibile è al ministero del Lavoro, dove Nunzia Catalfo potrebbe lasciare il posto a un'esponente di Iv, magari Maria Elena Boschi, anche se l'attuale capogruppo alla Camera ricorre spesso nei discorsi sul ministero dell'Istruzione. Molto del futuro di Lucia Azzolina a viale Trastevere dipende dalla ripartenza della scuola: se gli intoppi dovessero andare ben oltre quelli fisiologici, la sua esperienza di governo potrebbe esaurirsi già ad ottobre. Nonostante una fronda interna al M5S, ci sono poche chance, invece, che Federico D'Incà lasci i Rapporti con il Parlamento. E sempre le famose 'voci di dentro' descrivono come praticamente impossibile un addio di Roberto Gualtieri al Mef.

Il quadro è ovviamente in evoluzione, prima c'è da chiudere la campagna elettorale. Ecco perché alcuni big della politica frenano sul da farsi. Come Luigi Di Maio, ad esempio, che ricaccia i fantasmi di una crisi pilotata: "Non credo che parlando di cambi di squadra risolviamo il problema, il tema non interessa a nessuno" . Sulla stessa lunghezza d'onda anche Matteo Renzi, in controtendenza rispetto a Rosato: "A me non interessa, io ed Ettore abbiamo opinioni diverse su questo". Se ne riparlerà al momento opportuno.

 

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