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Anche sulla scuola Conte ha ignorato i tecnici. La verità nei verbali del Cts

Luigi Frasca
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Era la scuola la prima fonte di preoccupazione per gli esperti del Cts, riuniti il 7 febbraio al Ministero della Salute. Lo si evince dai verbali pubblicati ieri pomeriggio sul sito della Protezione civile in forma integrale, dopo la prima pubblicazione su richiesta della fondazione Einaudi. Alla riunione parteciparono Agostino Miozzo, Giuseppe Ruocco, Alberto Zoli, Francesco Maraglino, Claudio D’Amario, Giuseppe Ippolito, Silvio Brusaferro, Federico Federighi. Il Cts valutò «positivamente» le misure prese dal Governo e dunque il controllo dei voli internazionali e «la specifica attenzione rivolta al mondo della scuola per le peculiarità che questo presenta sul piano epidemiologico».

 

L’attenzione allora era però posta ai bambini che frequentavano scuole dell’infanzia, fino alle secondarie di secondo grado, e che provenissero nei 14 giorni precedenti da aree della Cina interessate dall’epidemia. Il Dirigente scolastico, «informato dell’imminente rientro» avrebbe dovuto a sua volta contattare il Dipartimento di prevenzione dell’Asl di riferimento. Questo si sarebbe poi attivato con la famiglia raccomandando l’adozione «della permanente volontaria fiduciaria a domicilio fino al completamento del periodo di 14 giorni, peraltro già attuato da alcuni cittadini rientrati da quelle aree». Un provvedimento che, tuttavia, era stato richiesto già da alcuni giorni ma, evidentemente, sottovalutato dal governo: tanti esponenti, tra cui il ministro Gualtieri, erano impegnati a evitare che scoppiasse una «caccia al cinese».

 

Passano alcune settimane e nei primi giorni di marzo il ministro della Salute Roberto Speranza chiede al Comitato tecnico scientifico un parere sull’opportunità di chiudere le scuole di ogni ordine e grado sull’intero territorio nazionale. Le risposte del Cts avanzano alcuni dubbi e perplessità su questa scelta. È quanto emerge dal verbale del 4 marzo del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus. Le scuole furono poi chiuse il 5 marzo. Nel verbale del 4 marzo, il Cts elenca in alcuni punti queste perplessità. «Le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell’infezione virale - scrivono i tecnici - La situazione epidemiologica del Paese è, a tutt’oggi, differenziata con Regioni e Province che hanno un elevato numero di casi (Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Savona e Pesaro Urbino) e altre in cui il numero di soggetti contagiati da Sars-Cov-2 è più limitato e prevalentemente riconducibile a focolai noti». Inoltre gli esperti evidenziano nel verbale che «la situazione epidemiologica può andare incontro a rapidi cambiamenti» e «non esistono attualmente dati che indirizzino incofutabilmente sull’utilità di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale. Alcuni modelli predittivi...

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