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Tajani: "Il sindaco di Roma? Basta coi politici, vedrei bene un militare"

Dario Martini
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«Dell’amministrazione Raggi non salvo nulla. Quando si tornerà a votare per il Comune di Roma noi dovremo mettere in campo un candidato che non sia un politico, anche se ovviamente legato alla cultura di centrodestra». Antonio Tajani, europarlamentare e vicepresidente di Forza Italia, indica la strada da seguire per battere Pd e M5s alle elezioni del prossimo anno.
Tajani, chi sceglierà il candidato sindaco? Forza Italia, la Lega o Fratelli d’Italia?
«Non credo si debba ragionare secondo una logica di lottizzazione. Non dovrà essere un dirigente di partito, magari qualcuno che va a fare il sindaco pensando in seguito di diventare ministro. Serve qualcuno che si dedichi anima e corpo a Roma. Qualcuno che abbia capacità manageriale, che sia abituato a gestire realtà complesse e a guidare molte persone».
Nel 2016, il centrodestra si presentò diviso. Non ripeterete lo stesso errore?
«Oggi è inutile rivangare le polemiche del passato. Dobbiamo guardare al futuro. E ci presenteremo uniti».
Alle ultime elezioni regionali ci fu la grana Pirozzi che finì per crearvi non pochi problemi...
«Fu Pirozzi a scegliere di presentare la sua candidatura alternativa. Se non ci fosse stato probabilmente avremmo vinto. Anzi, sicuramente».

 

 

Nel centrosinistra hanno rinunciato a correre per Roma Gentiloni, Sassoli e, da ultimo, Calenda. A destra, la Meloni ha fatto sapere che non è interessata. Che ne pensa della fuga dei big dal Campidoglio?
«Chi fa il leader politico a livello nazionale deve restare a fare quello. Ci vuole qualcuno che si dedichi a fare il sindaco per i prossimi cinque anni e non abbia altre distrazioni».
Lei è stato il candidato sindaco di centrodestra (nel 2001 contro Veltroni) che è andato più vicino a vincere. Perché non ci riprova?
«È vero, io sono stato quello che ha preso più voti di tutti a Roma, anche di Alemanno quando ha vinto nel 2008. Oggi però faccio l’europarlamentare e il vicepresidente di Forza Italia. Non posso abbandonare questi incarichi. Non sarebbe giusto. Ma sicuramente darò una mano nella battaglia per il Campidoglio».
Ci può fare un nome che andrebbe bene a tutto il centrodestra?
«Non è il momento di fare nomi. Ma penso che debba essere qualcuno sul modello Bertolaso».
Volete riproporre Bertolaso dopo la frattura che provocò nel 2016?
«Non dico che debba essere Bertolaso, ma qualcuno che abbia un profilo come il suo. Una persona che abbia dato prova di saper amministrare. Ad esempio, può essere un militare, oppure un manager. Qualcuno che provenga da una branchia dello Stato o da una grande azienda privata».
Alla fine chi farà il nome? Il partito della coalizione che ha più voti?
«Non è questione di chi ha più voti a livello nazionale. Deve essere qualcuno svincolato dalle logiche di partito. Naturalmente dovrà provenire dalla cultura di centrodestra».
Qual è il problema principale di Roma che la Raggi non è stata capace di risolvere?
«Non ce n’è uno in particolare. Non ha risolto nulla. Basta guardare la città per rendersene conto. Roma è abbandonata a se stessa. Non è solo mal governata. È peggio, è immobile».
Quindi non salva nulla?
«Purtroppo no. Non riesco a trovare un elemento positivo. I trasporti non funzionano. La pulizia della città non esiste. E poi c’è il problema dello smaltimento dei rifiuti».
Serve una discarica?
«Non è possibile che la Capitale non abbia termovalorizzatori. Ricordo che quello di Acerra lo abbiamo inaugurato noi. A Roma serve una rivoluzione. Certo, con la Raggi in Comune e Zingaretti in Regione che si rimpallano il problema non si andrà mai da nessuna parte. La priorità, però, è un’altra».
Quale?
«Roma deve avere poteri speciali. La legge c’è già, basta usufruirne. Zingaretti deve rinunciare a un po’ dei suoi poteri e la Raggi deve chiederne di più. E non serve un sottosegretario, la città non deve finire sotto tutela. Poi c’è la questione dell’autonomia, che non può riguardare solo le regioni del Nord. Roma non può essere trattata come le altre città, per il semplice motivo che è una realtà estremamente più complessa».

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