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Pd e M5S, scontro sulle alleanze alle regionali

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I tempi sono strettissimi, serve una svolta. Caduto nel buio l'appello di ieri del premier Giuseppe Conte per favorire una alleanza Pd-M5S alla prossime regionali, con una trattativa in stallo scende in campo Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri ed ex capo politico pentastellato ci mette la faccia e, pur avendo lavorato in questi giorni sotto traccia, sostiene con forza l'opportunità "di investire ogni energia per trovare degli accordi laddove sia possibile. L’ascolto dei territori, come ho ribadito in più occasioni, resta la priorità. E' un bene confrontarsi, è un bene provarci laddove le condizioni lo consentono". Di Maio sposa quindi la linea del presidente del Consiglio e avverte: "Lavoriamo per dare risposte agli italiani e non facciamoci tirare dentro in diatribe che non ci appartengono".

Dichiarazione che arriva a poche ore dalla presentazione delle liste in vista delle elezioni Regionali del 20 e 21 settembre, che hanno il sapore di un tentativo in extremis per portare a casa l'intesa, almeno nelle Marche, visto che l'ostilità dei pentastellati pugliesi nei confronti di Michele Emiliano è praticamente granitica.

Una posizione che però contrasta con quella del reggente M5S, Vito Crimi, che pone un macigno su qualsiasi trattativa in atto: "Regionali? E' difficile immaginare un percorso insieme in Puglia e Marche la questione è chiusa da tempo. Lì abbiamo fatto un'opposizione ferma e un'alleanza è infattibile". Si allarga quindi il divario tra chi segue i dettami di Beppe Grillo - da sempre a favore di una alleanza strutturale con il Nazareno - e chi invece segue quello di Davide Casaleggio. Non ne fa mistero lo stesso Crimi: "Davide è un pilastro, è come un fratello fondatore dei due padri fondatori". Una spaccatura interna che rischia di colpire lo stesso esecutivo, contro cui c'è chi vi legge una precisa strategia di Di Maio per depotenziare il premier agli occhi del Partito democratico e prendersi quella fetta di contatti utili per ottobre. Quando si parlerà di rimpasto. Strategia che fonti vicine al ministro smentiscono senza se e senza ma.

La porta quindi di una alleanza per le Marche sembra essersi chiusa, salvo colpi di scena che potrebbero arrivare al fotofinish. Fonti dem sul posto confermano "la volontà di Di Maio a portare a casa l'accordo, ma a questo punto siamo pessimisti". Gianni Mercorelli, uomo scelto da Rousseau per le Marche, non ha infatti nessuna voglia di fare un passo indietro per favorire la candidatura di Maurizio Mangialardi, presidente Anci Marche, candidato del Pd. Anche se questo significa rinunciare alla vicepresidenza.

"Chi non lavora per l'unità alle regionali favorisce l'estrema destra e indebolisce il governo - ripete Matteo Ricci del direttivo del Pd - Nelle Marche e in Puglia ci sono ancora le condizioni per fare un'alleanza. I 5 stelle si prendano le loro responsabilità". Durissimo l'intervento del segretario regionale del Pd Marche, Giovanni Gostoli: "Adesso è più chiaro a tutti: il M5s delle Marche è in mano a fanatici e nostalgici del governo con la Lega. E' per questo che ancora una volta chiudono le porte ad un'intesa con il centrosinistra, ma vinceremo comunque perchè in tanti, delusi dal Movimento, sono già con noi".

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