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Elezioni regionali, la sfida di Raffaele Fitto: batto Emiliano e rialzo la Puglia

Pietro De Leo
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«Sul Recovery Fund, i conti vanno fatti alla fine, perché se da una parte ci viene dato, dall’altra ci viene tolto, con i tagli sul futuro bilancio. Detto questo, però, l’Italia deve avere una visione su come spendere, a partire dalle Regioni. Focalizzarsi su 4-5 impegni per il territorio, in grado di cambiare veramente le cose. E abbandonare la logica degli interventi a pioggia». Raffaele Fitto parla al "Tempo" sì da Eurodeputato, ma anche da candidato presidente della Puglia, dove corre come espressione di Fratelli d’Italia, sostenuto da tutto il centrodestra.

Fitto, lei fu un giovanissimo «Presidente del 2000», perché a inizio millennio conquistò la Regione. Venti anni dopo, com’è la Puglia?
«Rispondo con fatti oggettivi. Tra il 2000 e il 2005 furono realizzati gli aeroporti di Bari e di Brindisi. Arrivò l’investimento di Alenia a Grottaglie per realizzare la fusoliera della Boeing. Sfido qualsiasi pugliese a indicarmi se, successivamente, sono state realizzate infrastrutture non dico di questo livello, ma anche medio piccole. E poi le tasse: nel 2005, nessuna addizionale regionale. Oggi, e dal 2007, i pugliesi pagano tasse regionali per 300 milioni di euro all’anno».

Nel 2015, il centrodestra andò spaccato. Oggi è unito, ma all’inizio Salvini espresse perplessità sul suo nome. Come si è trovata la sintesi?
«Cinque anni fa facemmo degli errori, è innegabile. Oggi andiamo uniti, e la mia candidatura nasce da un sostegno forte e convinto di Giorgia Meloni, da una condivisione di Berlusconi e, dopo un confronto, da un sostegno di Salvini che ora è convinto. Fisiologico che in coalizione si discuta, specie quando si ha un progetto di prospettiva da realizzare».

Capitolo Berlusconi. Lei nel 2015 ruppe con Forza Italia. Oggi come sono i rapporti?
«Con Berlusconi abbiamo avuto dei contrasti in passato, ma poi, e non da oggi, abbiamo ripreso dei rapporti di vicinanza, nel segno di quella stima mai venuta meno neanche nei momenti più difficili. Oggi, Berlusconi è un convinto sostenitore della mia candidatura».

Il centrosinistra è diviso. Che leadership è stata quella di Emiliano?
«Un inno alla contraddizione. Si dice una cosa la mattina, la si smentisce la sera e poi l’indomani si cambia ancora versione».

Con Emiliano è candidato l’epidemiologo Lopalco, consulente della Regione per il Covid. Coinvolgimento di un’eccellenza o abdicazione della politica alla scienza?
«Noto che tutte le istituzioni regionali vengono piegate alle esigenze di campagna elettorale. Detto questo, se la gestione del Covid in Puglia viene definita positiva, io ho dei seri dubbi in merito. Se paragoniamo i dati con le altre regioni del Sud, abbiamo il più alto tasso di mortalità, il minor numero di tamponi effettuati, il maggior numero di giorni di attesa necessari per sottoporsi al tampone».

Col Covid si intreccia il tema immigrazione. Molti migranti scappano dai centri, anche in Puglia, creando disagio nelle comunità locali.
«Se noi dobbiamo assistere all’introduzione di provvedimenti anche rigidi contro gli assembramenti è mai pensabile che, come se nulla fosse, arrivino centinaia di persone che poi scappano, senza sottoporsi alla quarantena? Il governo centrale ha una grande responsabilità su questo, ma anche quello regionale. Il silenzio di Emiliano sul punto è assordante».

Parliamo di un dossier doloroso, l’Ilva. Cosa ha sbagliato il governo?
«Non ha le idee chiare. Non sappiamo se va bene il Piano Mittal, se entra Invitalia per ripetere con formule diverse l’esperimento autostrade, la logica non può essere quella del "paga Pantalone"».

I detrattori di Arcelor, però, rimproverano all’azienda scarsa volontà di voler proseguire con il percorso avviato sull’acciaieria.
«Quando si avvia un’interlocuzione con un’azienda, bisogna metterla davanti ai fatti, non agli slogan. Se tu hai 3/4 posizioni diverse, poi non puoi porla di fronte alle sue responsabilità, cosa che va fatta. Invece devi fissare obiettivi e costruire condizioni di operatività».

Altro tema doloroso, l’agricoltura e la xylella, di cui lei si è occupato anche all’Europarlamento. Qual è lo stato dell’arte?
«Un disastro. Nel 2005 la xylella era confinata al Salento, oggi è arrivata fino a Monopoli, percorrendo 120 km. Emiliano andava ad abbracciare gli alberi d’ulivo assieme ai negazionisti, poi ha battuto le mani a un’inchiesta giudiziaria che ha sequestrato tutto, non consentendo le eradicazioni. Ha contrastato il Piano Silletti, che prevedeva degli interventi mirati».

Lei cosa propone in merito?
«Il recupero di un piano di rigenerazione bipartisan che, assieme a Paolo De Castro del Pd, avevo presentato in Europa, ottenendo il via libera dei Commissari. Andammo a trovare anche Emiliano in Regione, ma poi rimase tutto nel cassetto. E poi il sostegno agli olivicoltori. Infine, ripartire dalle specie resistenti di ulivo che si possono ripiantare».

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