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Il Mes spacca il governo. Conte teso, Salvini: "Anche la Grecia ha detto no, finiamola qui"

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Il Mes è un bel problema. Al limite dell’ossessione, sia per chi vorrebbe che i 37 miliardi della versione ’light’ del Meccanismo europeo di stabilità venissero usati, sia per chi, invece, vorrebbe evitare di gravare sui conti degli italiani con un altro prestito a lunga scadenza, sebbene a tassi vantaggiosi. Perché è questa la fotografia della maggioranza politica italiana, divisa tra Pd e Italia viva che continuano il pressing incessante su Palazzo Chigi e gli alleati per accettare, e il Movimento 5 Stelle che continua a dire no, sperando che il capo del governo tenga fede alle dichiarazioni rilasciate pubblicamente.

Sul Mes «ormai la trattativa è chiusa». Lo ha detto il leader della Lega Matteo salvini ospite a "Cartabianca" su Rai3. «Tutti i Paesi europei hanno detto no grazie al Mes, inclusa la Grecia - ha aggiunto salvini - e tutti stanno finanziando al ripresa con i buoni del Tesoro. Anche l’Italia sta facendo questo e questa è la via». Per Salvini il Mes impone condizioni pesanti «decise in Lussemburgo». «Io non mi fido», ha precisato Salvini, spiegando che con il Mes «l’Italia sarebbe sotto il controllo della Troika. Io gli italiani sotto il controllo della Troika non li voglio e non li metto», ha concluso.

In questo clima Giuseppe Conte è volato a Lisbona, prima tappa del suo mini tour di incontri bilaterali con i leader europei, in vista del Consiglio Ue del 17 e 18 luglio prossimi, che spera sia risolutivo: «Non abbiamo tempo, serve il coraggio di decidere subito». Ma assicura di non aver parlato di Mes con i partner europei, pur riconoscendo che «non ha senso» non considerare il pacchetto nella sua «unitarietà». Il presidente del Consiglio vorrebbe creare un asse del Mediterraneo con il primo ministro portoghese, Antonio Costa, e il premier spagnolo, Pedro Sanchez, che vedrà domani a Madrid, prima del faccia a faccia con Angela Merkel, il 13 luglio a Berlino. Per quella data Conte dovrà aver messo insieme un fronte abbastanza compatto da contrapporre al blocco nordeuropeo, sempre più convinto di battere i pugni per ottenere che l’Italia acceda al Mes, prima di ottenere le risorse del recovery fund. Che, per inciso, resta l’obiettivo principale del nostro Paese: «La risposta politica deve essere forte e ambiziosa, qualunque compromesso al ribasso non è accettabile».

Il problema è che i fondi potrebbero arrivare il prossimo anno, creando uno sconquasso nei conti pubblici. «La tempestività è uno degli elementi che irrobustiscono la reazione europea», avvisa il capo del governo. Altrimenti «la crisi rischia di essere più grave e le risorse potrebbero non essere più adeguate». La mission che i Cinquestelle assegnano a Conte, dunque, è spingere per ottenere i soldi in tempo e senza ulteriori riduzioni rispetto ai 750 miliardi pattuiti nell’ultima riunione del Consiglio europeo. «Il M5S non cambia e non cambierà idea: l’Italia non deve fare ricorso al Meccanismo europeo di Stabilità», chiarisce il vice presidente del Parlamento europeo, il pentastellato Fabio Massimo Castaldo. Mentre il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ribadisce che a Bruxelles si lavora per rendere disponibili tutti gli strumenti, Mes compreso, senza le condizionalità macro economiche».

Ma, ribadisce, «sta agli Stati membri decidere se e quando usarli«. Un messaggio che viaggia fino a Palazzo Chigi, dove Conte è costretto a tenere equilibrio, senza irritare ulteriormente il partito di maggioranza relativo. Così, a ch gli chiede se parlerà di Meccanismo europeo di stabilità a Lisbona e Madrid, replica: »Parleremo di tutti gli strumenti, ma non è mio interesse sollecitare i miei colleghi a utilizzare il Mes». Il "match" è rinviato.

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