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Un governo "salvo intese". Semplificazioni, Conte illustra il decreto che non c'è

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L'approvazione del decreto Semplificazione è arrivata di notte e solo "salvo intese". Ma il premier Giuseppe Conte festeggia lo stesso con una conferenza stampa. "Questo provvedimento, il dl semplificazioni, rappresenta anche la base del ’Recovery Plan’, la base del nostro rilancio", assicura Conte con la ministra per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone collegata in videoconferenza. Un testo che può cambiare ancora molto prima di giungere alla firma del Capo dello Stato e che, così com'è stato approvato "salvo intese" dal Cdm, più che semplificare le cose pare complicarle

 

 

A colpi di slide presentate in conferenza stampa il premier spiega: "Avremo appalti più semplici e veloci, non ci sarà gara d’appalto sotto i 150mila euro e ci sarà un affidamento diretto, ora stabilito entro i 40mila euro, alzato a 150mila euro". Inoltre verrano sbloccate 130 opere. 

In conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier ha detto. "Agli stati generali dell’economia è arrivato un appello corale a ridurre le burocrazie e far correre il Paese. Noi siamo sempre convinti di questa priorità e l’abbiamo realizzata con un decreto che semplifica, velocizza, digitalizza, sblocca una volta per tutte i cantieri e gli appalti. Questo decreto è il trampolino di lancio di cui l’Italia ha bisogno", per uscire dall’emergenza "è necessario, per renderlo più agile e competitivo".

 

"Oggi il rapporto con la Pa è vissuta dai cittadini come un percorso a ostacoli, una strada tortuosa in cui finiscono per impantanarsi anche i progetti migliori", compresi quelli "dei giovani che vogliono lanciare start up e si ritrovano impantanati. Vogliamo migliorare tutto questo, lo facciamo con questo dl che offre una strada a percorrenza veloce. Alziamo il limite di velocità dell’Italia che deve correre, ma al contempo rafforziamo i presidi di legalità, gli autovelox", ha spiegato Conte in vena di metafore nonostante la doccia fredda dei dati economici della Commissione europea, secondo cui l'Italia è nel 2020 fanalino di coda dell'Eurozona. Con un Pil previsto a -11. 

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