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Oggi li smascheriamo

Giorgia Meloni
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Caro Direttore, è giunto finalmente il giorno della nostra manifestazione a Piazza del Popolo. Il centrodestra unito, con tanto tricolore ma senza bandiere di partito, in una piazza ristretta, distanziata e magari un po’ raffreddata dalle disposizioni anti-Covid, ma riscaldata dal calore di un popolo immenso a cui abbiamo il dovere di dare voce. Già perché, dopo le note vicende del 2 giugno, non è stato facile organizzare nemmeno questa manifestazione. Si sa, i distanziamenti in Italia valgono solo quando in piazza scende chi contesta il governo. Valgono per il centrodestra, valgono per i commercianti tartassati. Non valgono invece il 25 aprile, il 1 maggio, il Gay Pride, né quando arriva Silvia Aysha Romano, quando Conte va a fare passerella davanti al nuovo ponte di Genova o quando la sinistra manifesta per George Floyd.

E anche stavolta per esercitare il nostro sacrosanto diritto di critica, la nostra insopprimibile libertà di espressione, abbiamo dovuto faticare ed applicarci a infiniti esercizi di geometria. Lo abbiamo fatto ancora una volta con la massima responsabilità ma anche con la giusta determinazione, per garantire a una piccolissima parte del nostro popolo, rispetto a quello che avrebbe voluto esserci, di essere presente. A tutti gli altri che non potranno esserci e che affolleranno i nostri gazebo in cento città d’Italia voglio dire che non sono soli, che noi ci battiamo al loro fianco. Per il lavoro, per la libertà e per la sicurezza di tutti gli italiani. Il lavoro, perché non accettiamo lo scandalo di centinaia di migliaia di famiglie che non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione di marzo, perché respingiamo la logica dei bonus che sta umiliando gli autonomi, perché siamo vicini ai tanti settori produttivi dimenticati, perché vogliamo un governo capace di affrontare un autunno che - quando la cassa integrazione finirà - rischia di trasformarsi in un’ecatombe occupazionale.

 

 

 

Libertà, perché per superare questa fase bisogna sciogliere tutti i lacci e lacciuoli della burocrazia, mandare in quarantena il fisco oppressore e lo stato guardone, tornare a fidarsi degli italiani e della loro capacità di rialzarsi, liberare le famiglie assicurando il ritorno alla normalità nelle scuole. Ma anche libertà rispetto ad un’Europa che sembra più ansiosa di imporci cure da cavallo che di aiutarci veramente. E sicurezza, perché mentre la stragrande maggioranza degli italiani ha sopportato diligentemente per mesi le restrizioni più pesanti, non è possibile accettare che l’Italia torni ad essere terra di nessuno, con i boss mafiosi scarcerati e le ONG filo-immigrazione che tornano a imperversare scaricando i loro carichi di schiavi, con tanto di nuovi contagiati, sulle nostre coste.

Ma oggi siamo in piazza anche per tornare a chiedere, una volta di più, di restituire la parola al popolo italiano. Vogliamo libere elezioni perché questo governo è nato morto, ha tirato a campare durante la pandemia facendo anche molti danni e ora è totalmente paralizzato dalle sue contraddizioni proprio mentre l’Italia rischia di affondare, perché non è vero che dopo Conte e questa maggioranza c’è il diluvio ma al contrario c’è un’alternativa di governo seria e credibile.
E loro lo sanno e hanno paura. Ci accusano di «non collaborare» dopo che abbiamo dato i nostri voti - decisivi - per autorizzare 80 miliardi di nuovo deficit, che finora hanno dilapidato in bonus, mance e marchette varie. E dopo averci ripagato con la bocciatura sistematica di tutti i nostri emendamenti ai vari decreti. Ora rilanciano dicendo che vogliono condividere con noi i progetti su cui impegnare i fondi che arriveranno - troppo tardi - dall’Europa. Abbiamo chiesto di poterci confrontare su un programma concreto e ci sono arrivati dei fogli in bianco perché non sanno cosa scriverci sopra. Questo ancora una volta dimostra che per uscire da questa fase terribile l’Italia non ha bisogno di un governo qualsiasi ma di un governo forte e coeso che sappia restituire speranza e coraggio agli italiani. Noi siamo in campo per questo.
 

 

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