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Coronavirus, Italia pronta a richiudere tutto. Autolesionismo al governo

Massimiliano Lenzi
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Venghino, signori, venghino a passare le vacanze in Italia che poi magari ci pensano i difensori civici a ricordare ai turisti come ci si comporta. Se non fosse che la situazione è tragica ci sarebbe da ridere. Con il settore del turismo a pezzi, con il Pil che precipita sempre più giù, con la crisi di lavoro crescente, il Governo si attacca a quel che resta della stagione turistica, sperando che qualcuno si faccia vedere in Italia ma senza rendersi conto che i continui richiami alla paura, le proposte di controlli sui cittadini tramite i difensori civici, i virologi sempre pronti a fare interviste sul virus che potrebbe ripartire, beh tutto questo per i turisti, stranieri ma anche italiani, più che un souvenir d’Italy è un calcio negli stinchi. Prendiamo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

In questi giorni ha sottolineato di voler salvare quel che resta dell’estate aggiungendo che il governo lavora “affinché il 15 giugno si possa ripartire tutti insieme in Europa: il 15 giugno per il turismo è un po' il d-day europeo. La Germania punta a riaprire il 15 giugno, consigliando alle persone di poter andare in vacanza in altri Paesi, con l'Austria ci lavoreremo e stiamo lavorando con altri Paesi europei, è importante permettere ai cittadini europei di venire in vacanza in Italia in sicurezza”.

 Per questo secondo Di Maio sarà importante che “tutte le Regioni possano dare indicazioni omogenee ai turisti. Sentirò nei prossimi giorni il presidente delle Regioni ma sono sicuro che il ministro Boccia farà un ottimo lavoro di coordinamento, perché abbiamo bisogno che le Regioni non mettano misure diverse, altrimenti il turista non sa come accedere a una regione all'altra”. Bene, se vuol riportare i turisti in Italia come prima cosa Di Maio dovrebbe dire a Boccia di essere cauto con i toni da “richiudiamo tutto” e di scegliere la speranza al posto della paura. Nel mondo globalizzato, infatti, le bischerate fanno il giro del mondo in un secondo. Ieri il “Wall Street Journal”, autorevole quotidiano americano, aveva un articolo sul nostro Belpaese con questo titolo: “Italy threatens to restore curbs”, l’Italia minaccia di ripristinare i cordoli, i controlli. Di Maio ed il governo ci riflettano un attimo: secondo loro un articolo del genere, che racconta appunto la voglia della politica in Italia, di controllare, è un invito ai turisti a venire da noi o piuttosto è una spinta a mandarli verso un altro Paese a farsi le vacanze? La seconda, non c’è dubbio. Per cui la politica italiana la finisca con il linguaggio della paura, se vuole sperare di salvare almeno una parte della nostra economia, a cominciare dal turismo. Anche perché negli altri Paesi non stanno certo a guardare. In Spagna, ieri, il quotidiano “El País” dava la notizia che il governo iberico dal 1 luglio revocherà l’obbligo di quarantena ai turisti stranieri, una scelta adottata nella speranza di ridare un po’ di spinta al settore turistico che in Spagna vale il 12% del Pil (ed il paese, come meta per le vacanze estive è un concorrente dell’Italia). Nell’articolo, a proposito della scelta del governo Sanchez, si legge: “Il governo sta accelerando in modo che il settore turistico recuperi l'attività il prima possibile. Ieri, dopo una riunione interministeriale, ha deciso di revocare il requisito di quarantena di 14 giorni per i visitatori stranieri dal primo di luglio. (..) Pertanto si materializza la riattivazione di un settore vitale per l'economia spagnola e viene rimosso un ostacolo alla commercializzazione dei viaggi, poiché questa regola scoraggiava i turisti che intendevano trascorrere le loro vacanze nel paese”. Da noi, in Italia, i soldi portati dal settore turismo valgono circa il 13% del Pil, non certo bruscolini. Salvarne almeno una parte per il 2020 dovrebbe essere compito di un Governo responsabile. Qualcuno nella maggioranza lo spieghi a Conte ed ai suoi Ministri. Ma faccia presto.

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