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Fase 2, negozianti e partite Iva protestano: l'ultimo appello del Quinto Stato

protesta commercianti

Franco Bechis
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Come ha potuto vedere gran parte degli italiani ieri all'inizio della cosiddetta fase due è cambiato assai poco nelle nostre città. Molti esercizi commerciali che erano chiusi non hanno riaperto pur potendolo fare. Invece di tornare a lavorare seguendo le nuove regole rigide loro imposte, nelle piazze di tutta Italia i commercianti hanno improvvisato flash mob, piccole manifestazioni, ovviamente con le prescritte mascherine e a debita distanza l'uno dall'altro. Al loro fianco altre partite Iva che non lavorano più dai primi di marzo e non hanno ricevuto un centesimo dalle autorità nazionali, regionali o comunali. C'erano donne, giovani e anziani con i loro cartelli e a dire il vero grande compostezza. Non hanno più nulla e manco la prospettiva di un domani possibile. Sono il nuovo quarto Stato, quello dei proletari ritratto nel celebre dipinto di Pellizza da Volpedo. Li abbiamo ribattezzati il "Quinto Stato" perché la condizione è diventata improvvisamente quella dei loro antenati, ma in un tempo ben diverso. A ridurli così è stata l'impotenza di uno Stato che ha raccontato molte frottole a tutti e pensato soprattutto alle sue categorie sociali di riferimento, che erano per altro i soli italiani a cui il Covid 19 non ha cambiato davvero nulla: statali, pensionati, percettori di redditi di cittadinanza e di assistenza sociale. I nuovi poveri invece non hanno sponsor e padrini: sì qualcuno magari specula un po' sulla loro tragedia, ma quel conta è che alla fine nessuno li aiuta, né governo centrale né enti locali. Mi è apparso plasticamente evidente ieri pomeriggio trovandomi nei pressi di Palazzo Chigi dove una decina (davvero non di più) di baristi, ristoratori e bottegai laziali erano lì da ore nella vana speranza di essere ricevuti da qualcuno della politica che conta: un membro del governo o un parlamentare. Ma nessuno... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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