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Ecco il vero aiuto Ue: 60 milioni

L'Italia è col cappello in mano per chiedere le poche briciole dell'unico fondo che pagherà. Annuncio della commissione che ci sfotte pure: "Siete i primi a chiedere, ma non vale nulla"

Franco Bechis
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L'annuncio è arrivato ieri dalla commissione europea quasi alla chetichella. L'Italia ha già battuto cassa in Europa, diventando il primo paese a chiedere un sostegno finanziario per l'emergenza coronavirus. Lo ha comunicato ieri la commissaria per la coesione e le riforme, Elisa Ferreira: «L'Italia è il primo paese a chiedere aiuto al Fondo di solidarietà dell'UE in questo contesto», e nelle prossime settimane dovrà fare arrivare la documentazione a sostegno della sua domanda di finanziamento. Ma siccome non sarà l'unico paese a farlo, dovrà attendere le richieste degli altri 27 che eventualmente volessero accedere a quel fondo, che sono possibili fino al prossimo 24 giugno. La Ferreira ha fatto capire che l'Italia è sicuramente con l'acqua alla gola, ma non avrà alcun vantaggio ad avere fatto quella richiesta per prima, perché «la Commissione tratterà tutte le domande in un unico pacchetto, non in base all'ordine di arrivo. Ciò garantisce che le risorse disponibili vengano distribuite in modo equo tra tutti gli Stati membri più colpiti da questa emergenza sanitaria».  Per approfondire leggi anche: Il grande bluff del Recovery Fund Giusto per non nutrire grandi illusioni, la somma disponibile per tutti i 27 paesi membri nel 2020 è di 800 milioni di euro, che significa in media un po' meno di 30 milioni a testa per pagare «la fornitura di assistenza medica e l'acquisto di attrezzature mediche, il sostegno ai gruppi vulnerabili, misure per contenere la diffusione della malattia, rafforzare la preparazione e altro ancora». Magari l'Italia e la Spagna possono ambire a qualcosina di più, perché obiettivamente stanno messe peggio di gran parte degli altri (ma anche la Francia non scherza). Sulla carta potrebbe ambirne anche al doppio di quella somma (60 milioni di euro), ma dipende perché nel concetto di equità della distribuzione dei fondi conta sia la drammatica situazione attuale che il ricorso storico agli aiuti di quel fondo (chi l'ha utilizzato di più deve fare spazio agli altri). E siccome fin qui finanziava la ricostruzione post terremoto e alluvioni, l'Italia era un cliente fisso: dal 2002 ha attinto 2,8 miliardi di euro (1,2 per il solo terremoto del centro Italia del 2016), ed è il paese che ha avuto di più. Al secondo posto c'è infatti la Germania che ha ottenuto un miliardo, al terzo posto la Francia con 252,6 milioni di euro mentre la Spagna per sua fortuna ne ha avuti solo 34,2 milioni. Si capisce che rispetto alle esigenze attuali stiamo parlando di bruscolini. Ma sono i soldi davvero sul piatto che si possono ottenere come paese membro dall'Europa nel 2020 oltre ovviamente a quei 37 miliardi di euro (cifra questa sì importante) possibile attingendo al prestito sanità del Mes. Comunque vada - perché le cronache della stampa internazionale specializzata o no dicono l'opposto della propaganda italiana - il Recovery Fund che dovesse nascere ed essere in grado di erogare prestiti, non sarà comunque operativo in questo anno solare. Se tutto andrà bene, potrà partire a gennaio e vi si potrà ricorrere solo indebitandosi, perché a differenza di quel che aveva ancora un giorno fa raccontato il premier italiano Giuseppe Conte, nessuno dei paesi del centro Nord a partire dalla Germania è disposto ad erogare finanziamenti a fondo perduto. Stiamo quindi maledettamente in fila con il cappello in mano per ottenere qualche spicciolo che per carità sarà buono per acquistare qualche lotto di mascherine a prezzo calmierato per le esigenze forse di una settimana - una decina di giorni massimo sul territorio nazionale. Meglio gli spiccioli che nulla, certo. E anche dietro a quei maledetti spiccioli sta il governo Conte, ma questa è la realtà. Ben diversa dalla selva di bugie sparate a raffica da Palazzo Chigi e dintorni in queste settimane. Come quelle sui 75 miliardi di aiuti varati, o dei 400 miliardi di liquidità concessa alle imprese. Dei 75 miliardi un decreto ne ha stanziati 25, ma in 40 giorni e più di quella somma ne è stata erogata davvero manco una decina di miliardi di euro. Tre quinti mancano ancora all'appello e non sappiamo se arriveranno. Gli altri 50 miliardi di euro sono previsti nell'annunciatissimo decreto aprile, che è già trasvolato al mese successivo e che con l'esperienza del primo decreto ci dice che forse gli aiuti termineranno alla fine dell'estate. Non stiamo nemmeno a parlare dei 400 miliardi di liquidità, perché sì e no fin qui qualche centinaio di partite Iva e microimprese ha sbloccato in banca il finanziamento da 25 mila euro e praticamente nessuno ha chiuso le pratiche per somme superiori che prevedono le classiche istruttorie sul merito di credito. Non è stato emesso nemmeno un bicchierino da gin di liquidità nel sistema imprenditoriale italiano, e quindi molte imprese andranno inevitabilmente a rotoli e centinaia di migliaia di lavoratori avendo perso l'impresa non avranno ovviamente più posto di lavoro (e nessuno glielo restituisce nemmeno se come dice Conte altri centomila e più hanno ricevuto il reddito di cittadinanza nel 2020 e prima o poi ai lavoratori senza lavoro verrà pagato un breve periodo di cassa integrazione in deroga). Tutti gli altri paesi per altro o non hanno chiuso tutto come qui o stanno per riaprirlo (l'Italia sarà l'unico paese europeo a non riaprire nemmeno le scuole a maggio complicando non poco la vita di chi così non potrà tornare al lavoro). A forza di bugie questo governo sta spegnendo colpevolmente questo paese. E ha pure l'orgoglio di essere il solo a distruggere tutto così...

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