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Lombardia, pressing sul governo. Fontana non molla: ripartenza graduale dal 4 maggio

Sulla fase 2 si sta consumando un vero scontro politico tra il nord e Roma

Silvia Sfregola
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Sulla fase 2 si sta consumando un vero scontro politico tra il nord e Roma. Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, infatti, non cede un millimetro e insiste sulla riapertura della regione dal 4 maggio, con o senza il via libera del governo, puntando sul caldo per sfiacchire la carica virologica del Covid-19. "Finché non ci sarà una medicina, dovremo organizzare la nostra vita convivendo con questo virus", dice il presidente della Regione. Che immagina una "ripresa graduale, regolata dalle '4 d': distanza, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi". Il piano prevede uno scaglionamento del lavoro su sette giorni anziché cinque, con orari differenti "per evitare che ci sia un eccessivo utilizzo dei mezzi pubblici in determinate ore", e misure di sicurezza per i lavoratori. Al fianco di Fontana si sono schierate anche altre Regioni. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, addirittura non esclude che alcune attività "potrebbero essere messe in una griglia di partenza anche prima del 4 maggio".  Il governo sospetta che dietro la mossa del governatore leghista ci sia la regia di Matteo Salvini. Subito dopo l'annuncio di Fontana, l'ex ministro ha applaudito: “Chiedere la riapertura da parte della Lombardia è un grande segnale di concretezza e di speranza, spero che il governo ne tenga conto”. Ufficialmente da Palazzo Chigi non è arrivata nessuna risposta anche se a Roma l'idea continua a non piacere. Per il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, gli annunci della Lombardia sono "poco opportuni". Il responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio, chiede cautela, sulla scorta dell'esperienza di alcuni Paesi "che hanno riaperto in fretta e furia e ora sono di nuovo in lockdown". Ecco perché "la nostra deve essere una fase 2 intelligente, senza abbassare la guardia e sprecare il lavoro degli italiani".

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