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Coronavirus, il viceministro della Salute Sileri è guarito: ora dono il sangue alla scienza

La testimonianza post Covid-19: "Ho avuto paura per la mia famiglia"

Marco Gorra
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 ''Ho avuto paura. La notizia del tampone positivo mi arrivò la mattina del 13 marzo, il giorno dopo a Bergamo morì un operatore del 118, un mio coetaneo. Ma ero preoccupato più per la mia famiglia. Avevo paura di lasciare sola Giada, mia moglie. Quando la febbre è salita e la saturazione è scesa a 89 ho pensato che morire era diventata davvero una possibilità concreta. E così ho pensato a mio padre che morì giovane a 45 anni e a mio figlio Ludovico che ha 8 mesi, ho pensato all'ingiustizia che avrebbe vissuto anche lui crescendo senza padre come me". Intervistato dal 'Corsera', il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, confida di aver temuto per la sua vita e annuncia che donerà il sangue per la ricerca. Il racconto del viceministro prosegue poi in un'intervista a Radio24: ""Avevo fatto il vaccino antinfluenzale nel mese di novembre", spiega, "quindi era improbabile che avessi l'influenza. Poi, bruciore agli occhi e ho perso il sapore del caffè, non lo sentivo più. Poi è arrivata la febbre e dopo il primo giorno e mezzo di febbre è arrivata la tosse che è passata dopo la febbre. Ora, è rimasta la completa perdita di gusto e olfatto. Torneranno, e se non tornano poco male perché quando vedi cosa fa questo virus la perdita di gusto e olfatto sembrano poca cosa".

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