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Mario Draghi premier. Spunta l'ipotesi sul governo di unità nazionale contro il coronavirus

Silvia Sfregola
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Un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi per portare l'Italia fuori dalla devastante emergenza coronavirus. L'ipotesi è quella più discussa tra i partiti di maggioranza e opposizione, riportata dal Corriere della Sera: "Tutti consapevoli che il Paese sta per affrontare una crisi economica senza precedenti". Dal Pd fonti autorevoli parlano di un crollo del Pil per il 2020 tra il 5 e il 7% e sostengono che sarà necessaria una "manovra choc, che non si potrà fare senza un patto nazionale". In realtà però l'ipotesi di un governissimo in Italia guidato dall'ex presidente della Bce gira da mesi. E l'unità tanto invocata per combattere il coronavirus servirà anche quando sarà finita l'epidemia. Parola di Massimo Cacciari, soprattutto quando sarà finita l'epidemia di Covid-19: "Di fronte allo scenario catastrofico che si aprirà, sarebbe logico un governo con una grande coalizione", dice il filosofo in un'intervista a Circo Massimo, su Radio Capital, "Chiaramente una grande coalizione si può realizzare soltanto se cambiano gli equilibri politici nel governo, se cambia il primo ministro. E l'uomo più adatto", sottolinea Cacciari, "per condurre una manovra così radicale con il massimo appoggio possibile dei Paesi europei sarebbe senza dubbio Mario Draghi. Ma non avverrà, anche se gli appelli di Mattarella mi pare di capire che vadano in quella direzione". L'ex sindaco di Venezia è scettico anche sull'utilizzo degli eurobond: "Una grande emissione di titoli europei garantiti dalla Bce per affrontare la crisi sarebbe ragionevole, ma anche questo non avverrà mai: i Paesi del nord, ma anche la Germania, non accetteranno mai di salire con noi sulla stessa barca, fintantoché non daremo dimostrazione, con una manovra eccezionale, di volerci accollare le nostre responsabilità. Noi abbiamo continuato ad aumentare il nostro debito a partire dall'euro, senza sfruttare l'opportunità che l'euro ci dava di ridurre drasticamente il debito. Bisogna rendersi conto anche di questo, non possiamo continuare a scaricare le responsabilità sull'Europa e sulla Germania: è mancanza di serietà, è infantilismo".

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