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Conte si vanta dell'Italia infetta

Nel terzo Paese al mondo per contagi (15) abbiamo il coraggio di esultare. L'esecutivo ha navigato a vista e preso decisioni senza senso che ora diventano meriti

Franco Bechis
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Da ieri l'Italia è nel triste podio dei paesi con più contagiati al mondo dal coronavirus, avendo superato il Giappone che è a un braccio di mare sia dalla Cina che dalla Corea del Sud, il primo e il secondo paese del mondo per numero di infetti. Vi parlo di un drammatico primato, ma deve essere un concetto molto personale. Perché questi numeri sono stati commentati dal premier Giuseppe Conte così: “Siamo nell'ambito dei paesi occidentali il paese che ha adottato le misure più garantiste, più efficaci e di massima sicurezza”. Conte era lo stesso il 30 gennaio festeggiava la decisione appena presa di chiudere i voli da e per la Cina sostenendo che l'Italia era “all'avanguardia” in Occidente per le misure di massima precauzione adottate. Pensate cosa sarebbe accaduto fossimo stati agli ultimi posti. Dunque il governo italiano di fronte all'emergenza ancora una volta tesse le sue lodi come la rana di Fedro che gonfiava il petto per dimostrare di essere grande come il bue. Proseguendo su questa strada se Conte e i suoi ministri non esploderanno come nella favola, potremmo anche diventare il bue, diventando una sorta di Cina per numero di contagi. Io trovo incredibile che a ogni notizia negativa il nostro capo del governo quasi esulti. Tanti malati? E' perché siamo stati più bravi degli altri nello scoprire i casi per altro in gran parte nel giro di una giornata. E via ancora con questa decisione clamorosa di “avere interdetto” i voli da e per la Cina contrariamente a tutti gli altri, per “principio di precauzione”. Abbiamo più malati degli altri e una paura che fa ancora più danni. Evviva. Quando furono chiusi quei voli scrivemmo su queste colonne che la misura sarebbe stata inefficace, perché non teneva conto delle vie di comunicazione del mondo. I cinesi sarebbero arrivati lo stesso in Italia magari facendo una sosta a Dubai o in altri scali anche in Europa. Quella misura con il senno di poi potrebbe essere stata perfino dannosa: tenendo aperti i voli avremmo potuto controllare meglio chi arrivava sicuramente dalla Cina, e se il caso isolarlo o comunque metterlo in prudenziale quarantena. Misura razzista? Capisco che ci sia questa ossessione governativa nei confronti di Matteo Salvini che ormai impedisce perfino di ragionare al capo del governo come a tanti leader politici di maggioranza. Ma una scelta giusta va fatta indipendentemente da chi possa averla suggerita, e in questo caso per altro erano proprio i massimi esperti a consigliarla. A cominciare dal virologo Roberto Burioni che fino a qualche tempo fa veniva usato come santino a copertura delle proprie decisioni e oggi viene trattato come un paria. Fatto sta che da ieri sono gli altri paesi ad adottare questa misura con noi. L'Austria ha bloccato le vie ferroviarie con l'Italia: non si può più passare da lì. La Romania ha decretato la quarantena obbligatoria per chiunque arrivi da Lombardia e Veneto. Quello che non abbiamo fatto noi stanno facendo gli altri con noi, e siamo solo all'inizio. Conte ripete che lui ogni decisione la prende solo sulla base di quel che viene detto da un comitato scientifico istituito ad hoc per il coronavirus. In quel comitato non c'è nemmeno un virologo, e un solo componente ha qualche esperienza della materia: il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, Paolo Maraglino. Tutti gli altri non hanno mai studiato virus. A cominciare dal coordinatore che oggi è dirigente della protezione civile: Agostino Miozzo, un ginecologo che ha lavorato molti anni con Emergency. Tutti gli altri componenti sono sì laureati in medicina e qualcuno perfino specializzato, ma hanno trascorso la vita nelle Asl o nella carriera ministeriale. Sono la scienza necessaria all'emergenza coronavirus? Lascio ai fatti la risposta. L'altra sera con un decreto legge firmato ieri il governo ha anche stanziato la somma che secondo lui serve all'emergenza di questi giorni: 20 milioni di euro. Non so se anche questa è una cifra all'avanguardia in Europa, ma senza addentrarmi nei dettagli e con una valutazione nasometrica posso dirvi che si tratta di spiccioli con cui fare poco o nulla. Mancano adeguate protezioni per il personale sanitario, mancano strutture sanitarie all'altezza del caso, manca la preparazione di chi deve in questo momento affrontare il virus più o meno a mani nude. Questo certo per i tagli alla Sanità e per la gestione clientelare delle risorse ottenute- e non è colpa questa del governo Conte- ma anche perché questa preparazione all'emergenza tanto vantata non era tale. Non ci sono i test per il virus a disposizione (i tamponi) in molte zone di Italia, e non ci sono pneumologi e virologi come servirebbe ora. Dio non voglia che l'emergenza scoppi nel Lazio, dove lo Spallanzani è già allo stremo, il Forlanini è stato tagliato da Nicola Zingaretti insieme ai suoi medici e le strutture esistenti non sono attrezzate per affrontare un dilagare del virus. L'unica è una preghiera.  

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