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M5s vuole Conte. Ma il Pd dice no: "L'Italia non capirebbe rimpastone"

La trattativa per il governo rossogiallo va avanti tra veti e accuse reciproche. E Fico si chiama fuori

Silvia Sfregola
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La strada per superare la crisi di governo è ancora tutta in salita. Il M5S si ricompatta, tenta di chiudere la trattativa con il Pd ripetendo incessantemente un solo nome: quello di Giuseppe Conte, che per il Movimento deve assolutamente restare a Palazzo Chigi, anche con una maggioranza in cui il Pd prenda il posto della Lega. I pentastellati iniziano una lunga domenica di trattative rispedendo al mittente l'opzione di un governo guidato da Roberto Fico. Era stata ipotizzata dai dem, rimbalzando subito sulle prime pagine dei giornali. Ma è stato proprio il presidente della Camera, che il Pd avrebbe visto molto bene come nuovo premier, a far sapere di voler restare a Montecitorio. In questo modo la terza carica dello Stato mantiene il suo profilo istituzionale e aiuta Luigi Di Maio, togliendo una grossa mina sulla strada che porta all'ipotesi rosso-gialla. La mattinata prosegue con un contatto (stavolta è telefonico, non faccia a faccia) tra Di Maio e il segretario dem Nicola Zingaretti. Il leader pentastellato ribadisce che, per avere l'appoggio dei gruppi parlamentari, bisogna lasciare l'avvocato del Popolo a Palazzo Chigi. Conte, prosegue il ragionamento dei vertici M5S, sarebbe l'unico nome in grado di avere luce verde in un eventuale referendum online, su cui peraltro ancora non c'è certezza: può Rousseau ospitare davvero una consultazione per capire se andare avanti o meno con il Pd? I tempi sono strettissimi, si potrebbe pensare di farlo lunedì o martedì. Mercoledì, poi, Di Maio deve salire al Quirinale con una posizione chiara. Dal blog di Beppe Grillo, altro punto di riferimento pentastellato, arriva però l'indicazione chiara. Il fondatore del Movimento, nel ripercorrere la settimana appena conclusa, rilancia il post di qualche giorno fa dedicato al premier dimissionario. Questi va considerato ormai un "elevato", tanto che "sarebbe una disgrazia metterlo nel mazzo delle figurine politico-mediatiche", scrive Grillo. Forti del rilancio, fonti pentastellate fanno sapere che "nessuno confronto è possibile davanti ai veti come quello che continua ad arrivare dal Pd sul premier". Insomma, all'interno del M5S la lealtà a Giuseppe Conte "non si discute: a lui riconosciamo le grandissime capacità", e vengono bocciati "altri nomi figli di strategie politice, significa indebolire il Paese". Se governo Conte deve davvero essere, allora dal Pd sembra emergere un'ipotesi suggestiva: il Nazareno potrebbe anche cedere su Palazzo Chigi, ma in cambio chiede ministri di peso. Qualcuno già parla di un "monocolore" dem, altri si spingono a dire che lo stesso Di Maio uscirebbe dalla compagine governativa. Lo staff del vicepremier, però, nega con fermezza: "Non ci sono scambi o giochi da fare". In serata interviene il segretario dem, che cerca di concentrare l'attenzione sui contenuti più che sulle persone, ma ribadisce che sui protagonisti del nuovo esecutivo ci vuole discontinuità. A quel punto dal Movimento esce una nota ufficiale, dove si ripete che l'unica soluzione passa per l'avvocato del Popolo, il taglio dei parlamentari e la convergenza sugli altri 9 punti illustrati nei giorni scorsi. Resta ancora l'incognita dell'eventuale forno leghista, di cui però non si è parlato nelle ultime ore, e sembra quindi diventare più uno spauracchio che un'ipotesi reale. Il passo successivo, quindi, dovrebbe essere un confronto su programmi e dicasteri. Cosa che accadrà, con ogni probabilità, in un vertice pentastellato che potrebbe tenersi lunedì.

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