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Berlusconi lancia Altra Italia: appello al centro moderato

Il Cav annuncia la nuova creatura e "disinnesca" Toti

Davide Di Santo
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Un appello "all'Altra Italia, l'Italia vera, che oggi è pressoché priva di una rappresentanza politica". Nel tardo pomeriggio, Silvio Berlusconi decide di rompere gli indugi e di annunciare ufficialmente l'avvio di una nuova creatura politica, che avrà il compito di restituire una casa ai moderati e di arrestare l'emorragia elettorale di Forza Italia, ponendola in una posizione non subalterna nei confronti della Lega. "Chiamo a raccolta tutti i soggetti, i singoli cittadini che fanno parte dell''altra Italia'. Non si tratta di fondare un nuovo partito, ma di creare una federazione fra i soggetti che pensano a un nuovo centro moderato ma innovativo, alternativo alla sinistra, in prospettiva alleato ma non subordinato alle altre forze del centro-destra", è l'appello del Cav.  "Un'Italia che dalla politica si aspetta equilibrio, saggezza, esperienza, competenza, spirito di servizio e non protagonismo. L'Italia che lavora e che apprezza chi sa lavorare. L'Italia che non confonde umanita' con buonismo ne' rigore con cinismo". "Sono convinto - prosegue - che siano tanti i liberali, i cattolici, i riformatori, gli italiani di buonsenso e di buona volontà, che sentono come me questo profondo disagio per la politica di oggi e che condividono questa profonda preoccupazione per il futuro del Paese".  Un progetto che il Cavaliere aveva per un certo periodo evocato e che era stato riposto nel cassetto a causa della contingenza elettorale, ma che ora torna prepotentemente alla ribalta, sotto la spinta di un confronto interno al partito che ha toccato anche oggi punte di conflittualita' ritenute ormai eccessive. Benché, stando a quello che scrive, Berlusconi non voglia lo scioglimento ma il superamento di Forza Italia, la tempistica con cui l'annuncio è stato diffuso rappresenta un indizio robusto sull'intenzione del Cavaliere di mettere in mora le polemiche interne e l'attivismo di Giovanni Toti. Per domani, infatti, è previsto un tavolo sulle regole per la riorganizzazione del partito, ritenuto inizialmente cruciale per il futuro ma che ora appare superato dagli eventi. Nel suo documento, infatti, Berlusconi rinnova il sostegno al processo di rinnovamento di FI, ma sottolinea altresì "la necessità di fare qualcosa di più". Un'iniziativa che tende dunque a disinnescare un confronto interno ruvido, con accuse reciproche di sabotaggio e opportunismo politico. A tenere alta oggi la tensione, in ossequio al proprio ruolo di "rottamatore" azzurro, ci aveva pensato Giovanni Toti, che in una diretta su Facebook aveva lanciato un ultimatum al partito sulle primarie, proprio in vista della riunione di domani sul tavolo delle regole. Per Toti, quella di domani dovrà essere la sede in cui dal gruppo dirigente di Forza Italia dovrà arrivare un via libera univoco a primarie aperte, altrimenti rassegnerà le proprie dimissioni da coordinatore. "Questa farsa è durata anche troppo - ha detto Toti - se questo non sarà, non intendo esser complice della disfatta di una storia gloriosa". E proprio a Toti si era rivolta, qualche ora prima, la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini, quando ha tuonato contro di lui, reo di volere rendere Forza Italia "ancillare" al cospetto della Lega e di Fdi. Dietro al dibattito sulle regole e sulle primarie, il confronto interno al partito si sta infiammando proprio sul rapporto con la Lega e, di conseguenza, sull'atteggiamento da assumere nei confronti del governo gialloverde. Le accuse di subalternità rispetto al Carroccio mosse a Toti, non hanno però risparmiato alla stessa Gelmini le lamentele di alcuni deputati, sulla conduzione del gruppo per quanto riguarda la mozione anti-Tav di M5s. Capofila dei "malpancisti", Roberto Occhiuto, vicino alla coordinatrice Mara Carfagna ed esponente di spicco del blocco meridionale del partito. Occhiuto, chiedendo una riunione del gruppo, ha osservato che "la mozione del M5S al Senato sulla Torino-Lione non può essere il pretesto per far prevalere le logiche di palazzo sugli interessi degli italiani". Un altro segnale degli scontri, latenti o conclamati, tra l'ala più "identitaria" del partito e quella più filoleghista, che Berlusconi oggi ha implicitamente affrontato parlando di un soggetto "alleato ma non subordinato alle altre forze del centrodestra", laddove la Lega è stata definita "l'anima di destra del governo". 

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