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Sui Minibot Salvini e Giorgetti sfidano Draghi

Il governatore della Bce boccia la proposta della Lega ma il sottosegretario spiega: "Per accelerare i pagamenti"

Antonio Rapisarda
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Minibot sì, minibot no? Per Matteo Salvini una cosa è certa: «Spero che le agenzie di rating ci permettano di dare da mangiare agli italiani». Nonostante la moral suasion di Mario Draghi e gli oscuri presagi dell'agenzia di rating Moody's, l'esecutivo – soprattutto lato Lega – resta convinto della possibilità di poter pagare i debiti della Pubblica amministrazione accumulati nei confronti di imprese e famiglie con i titoli di Stato. A rendere chiara la posizione, dopo il voto all'unanimità della mozione che ha aperto il dibattito e le polemiche, sono stati sia il leader della Lega e ministro dell'Interno che il numero 2 e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Per entrambi non si tratta di una boutade ma di una «possibilità» da prendere seriamente in considerazione. Di certo, come ha ribadito Salvini, non si tratta di introdurre una forma di moneta alternativa all'euro («Le usiamo al Monopoli...», ha spiegato rispondendo alle critiche dei giovani di Confindustria così come al segretario dem Nicola Zingaretti) ma di rispondere a un'emergenza con una misura, ideata dall'economista Claudio Borghi e prevista oltretutto dal contratto di governo, che non contempla l'aumento del debito: «È urgente pagare i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti di famiglie e imprenditori. Sono decine di miliardi di euro che già sono debito dello Stato, quindi in che forma restituirli è tutto da valutare e ci stiamo ragionando».  A dare manforte al vicepremier è arrivato Giancarlo Giorgetti che ha aperto ancora più esplicitamente all'eventualità dei minibot: «Si tratta di una proposta per accelerare in qualche modo anche i rimborsi dei debiti della Pubblica amministrazione – ha spiegato -. È una delle possibilità, è una delle soluzioni». In ogni caso si tratta comunque una misura emergenziale e limitata dato che «la strada maestra resta quella della crescita».

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