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Dl Sicurezza, sarà fiducia anche alla Camera. La resa dei dissidenti grillini

Carlantonio Solimene
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Dopo aver superato - non senza qualche incidente di percorso - il test del ddl Spazza-Corrotti alla Camera - la maggioranza ora prova a ricompattarsi anche in vista del secondo passaggio parlamentare del Decreto Sicurezza, già licenziato al Senato nonostante i dissidenti grillini non abbiano votato la fiducia al grillino. A Montecitorio, invece, le cose dovrebbero andare più liscio. I 18 "malpancisti" del MoVimento, infatti, hanno deciso di ritirare i cinque emendamenti annunciati che avrebbero dovuto - a loro dire - migliorare il testo voluto dal ministro dell'Interno Matteo Salvini. A placare le proteste dei ribelli anche le "minacce" dei vertici pentastellati, che hanno spiegato come qualsiasi incidente sul decreto sicurezza avrebbe significato la fine anticipata del governo e, probabilmente, della legislatura. Proprio per evitare scherzi, il governo avrebbe deciso di porre al fiducia anche a Montecitorio. Un modo ulteriore per blindare il testo così come uscito da Palazzo Madama ed evitare una seconda lettura al Senato. La scelta, ancora non ufficiale ma di fatto ormai certa, ha provocato le proteste dell'opposizione. «La nostra funzione è di fare da passacarte di quanto ha approvato il Senato. Per un decreto così importante non si è mai visto che la seconda Camera faccia solo da passacarte» ha attaccato Stefano Ceccanti, deputato del Pd e costituzionalista.

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