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Mattarella firma il Decreto Salvini. Ma è un sì "condizionato"

Il Capo dello Stato scrive a Conte per chiedere il rispetto della Costituzione sui migranti

Carlantonio Solimene
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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto legge in materia di Sicurezza e Immigrazione - il cosiddetto Decreto Salvini - dopo aver sottoposto il testo a un'attenta analisi sui possibili profili di incostituzionalità. Contestualmente, però, il Capo dello Stato ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella quale ha inteso "sottolineare che, in materia, come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall'art. 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall'Italia". In base all'articolo 10 della Costituzione, richiamato da Mattarella, "l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali". "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo - recita il comma 3 - nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge". "Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici". In riferimento a quest'ultimo comma, la legge costituzionale 21 giugno 1967, numero 1, prevede che, come anche l'ultimo comma dell'articolo 26 che disciplina l'estradizione, non si applichi ai delitti di genocidio. Proprio ieri il ministro dell'Interno Matteo Salvini e il capo dello Stato si erano incontrati al Quirinale per esaminare le ultime limature fatte al provvedimento. Uno dei punti più costituzionalmente "sensibili" era quello relativo all'espulsione e alla sospensione della richiesta d'asilo dei migranti eventualmente accusati di aver commesso reati. La formula definitiva è stata ribadita in mattinata proprio da Salvini: "Con la norma di oggi, un richiedente asilo anche se viene preso a spacciare, a picchiare un carabiniere, a molestare una bambina o a scippare un'anziana, va avanti con la sua domanda di asilo politico, tranquillamente, a spese degli italiani. Con il mio decreto, se viene colto a commettere un reato, verrà convocato in commissione prefettizia, gli viene respinta la domanda, viene portato in un centro per i rimpatri e rispedito a casa. Serve sempre - per l'invio nel cpr - l'ok del magistrato e ci deve essere o la pericolosità sociale stabilita dal questore o una condanna in primo grado". Di fatto, quindi, non basteranno né l'indagine né l'eventuale arresto, ma sarà sempre necessaria la pronuncia di un magistrato. In quanto all'incontro con Mattarella, Salvini ha spiegato che si è trattato della "chiusura virtuosa di un percorso condiviso con tutti. Mai decreto è stato così tanto accompagnato e studiato come questo sulla sicurezza e l'immigrazione. Ma è giusto che sia così visto che si tratta di un tema importante e rilevante".

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