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Pure Confindustria fa a pezzi Di Maio

Luigi Di Maio

Audizione alla Camera sul Dl Dignità: "A rischio 8mila posti? Pure peggio". Il vicepremier su tutte le furie: "Fanno terrorismo psicologico". E oggi tocca a Boeri

Tommaso Carta
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Dopo Boeri è il turno di Confindustria. L'associazione che riunisce gran parte delle aziende italiane, nel corso della sua audizione alla Camera, «demolisce» il Decreto Dignità e l'autore del contestato provvedimento, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, lancia il suo anatema: «Confindustria fa terrorismo psicologico». L'ennesimo scontro sui contenuti di un decreto mai così contestato va in scena a Montecitorio. Dove, in attesa che oggi tocchi al presidente Inps Tito Boeri, ieri era il momento dell'audizione di Confindustria. Severissima con le norme studiate da Di Maio. «Il decreto dignità, pur perseguendo obiettivi condivisibili - tra cui il contrasto all'abuso dei contratti flessibili e alle delocalizzazioni selvagge - contiene misure e adotta strumenti che renderanno più incerto e imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita», ha sottolineato il direttore generale Marcella Panucci. Nello specifico, nel mirino è finita la decisione di introdurre le causali per il rinnovo dei contratti a tempo determinato già dopo i primi 12 mesi di impiego. «Il ritorno delle causali -ha sostenuto l'associazione - comporterà un aumento del contenzioso, che le riforme degli anni scorsi avevano contribuito ad abbattere (le cause di lavoro sui contratti a termine sono passate da oltre 8mila nel 2012 a 1.250 nel 2016)». «Il fatto che per contratti tra i 12 e i 24 mesi sia richiesto alle imprese di indicare le condizioni del prolungamento, esponendole all'imprevedibilità di un'eventuale contenzioso, finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull'occupazione oltre quelli stimati nella Relazione tecnica al Decreto (in cui si fa riferimento a un abbassamento della durata da 36 a 24 mesi)». E cioè oltre la stima della «discordia» dell'Inps che parlava di ottomila posti in meno l'anno. Ce n'è poi per lo stop alle pubblicità dei giochi d'azzardo, considerato «eccessivo», e per le norme contro le delocalizzazioni. «Limitazioni già c'erano - ha spiegato la Panucci - invece ora, oltre alle delocalizzazioni, si rischiano di punire anche i positivi tentativi di internazionalizzare le aziende italiane». In definitiva gli industriali bocciano il provvedimento chiedendo di non fare marcia indietro rispetto alle riforme del passato. E se l'opposizione si accoda all'associazione e attacca il governo colpevole di voler varare un provvedimento «mortifero» per il lavoro, dal MoVimento 5 Stelle partono strali violentissimi contro viale dell'Astronomia. «Sono gli stessi che gridavano alla catastrofe se avesse vinto il no al Referendum, poi sappiamo come è finita. Sappiamo come finirà anche in questo caso» tuona il ministro Di Maio. Cui fa eco il fedelissimo Riccardo Fraccaro, titolare dei Rapporti col Parlamento: «Parlare di effetti negativi e di retromarce significa semplicemente falsare la realtà. Confindustria fa l'attività tipica della lobby che cerca di esercitare pressione sulle istituzioni, ma il periodo della politica al servizio dei poteri forti è finito grazie al governo del cambiamento». Levata di scudi criticata da Forza Italia, fortemente scettica sugli effetti del provvedimento: «Sul decreto dignità Confindustria ha ribadito i numeri e i numeri non hanno colore politico. Le imprese hanno interesse a far crescere l'economia e l'occupazione nel Paese. Il M5S vede complotti e nemici ovunque ma è solo una scusa per nascondere la propria inadeguatezza» afferma Patrizia Marrocco, deputata azzurra.

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