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Guerra tra pm. E Dell'Utri resta dentro

Marcello Dell'Utri

Palermo solleva il conflitto di attribuzione con Caltanissetta. Il giudice rinvia tutto all'8 marzo. E le condizioni del fondatore di FI peggiorano

Silvia Sfregola
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Marcello Dell'Utri resta in carcere. Almeno per ora. Stavolta, però, a «fermare» la possibile scarcerazione dell'ex senatore, detenuto nel carcere di Rebibbia nonostante le sue gravissime condizioni di salute, è stata la decisione della Procura generale di Palermo che ieri, prima che la Corte d'Appello di Caltanissetta si pronunciasse sulla sospensione della pena chiesta il 22 dicembre scorso dalla procura generale nissena, ha sollevato un conflitto di attribuzione che ha indotto il giudice a non decidere e rinviare il tutto all'8 marzo. Un tempo comunque lunghissimo per un uomo con un tumore non curato e gravi patologie cardiache. L'obiezione della procura generale palermitana retta da Roberto Scarpinato si basa sul presupposto che ci sia un conflitto fra l'istanza di revisione del processo a Dell'Utri (quella sulla quale la procura generale nissena si è espressa chiedendo la sospensione della pena) e l'incidente di esecuzione che pende davanti alla Corte d'Appello di Palermo con il quale gli avvocati difensori dell'ex senatore hanno chiesto l'applicazione anche al loro assistito del verdetto della Corte Europea dei diritti dell'uomo sull'ex superpoliziotto Bruno Contrada. La conseguenza è stata che la Corte d'appello di Palermo, di fronte al conflitto denunciato dalla procura generale, ha trasmesso gli atti alla Corte di Cassazione, che adesso si dovrà pronunciare sul fatto che a decidere su Dell'Utri debba essere la Corte d'Appello di Palermo stessa, esprimendosi sull'incidente di esecuzione, o quella di Caltanissetta, che deve decidere sulla revisione del processo. Di fronte al conflitto sollevato dalla procura generale di Palermo, i legali di Dell'Utri, Francesco Centonze e Tullio Padovani, hanno... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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