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I nostri politici e la vita reale

Gianpiero Samorì
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Il venerdì Santo fotografa uno stato di vera passione per gli italiani, impietosamente descritto dai dati dell'Istat. Il livello di povertà medio è sconvolgente, la disoccupazione più che allarmante e il Pil pro capite disarmante, soprattutto in relazione agli altri Paesi europei. Il Governo ormai da quattro – cinque anni continua ad illudere tutti sulle salvifiche capacità dei vari provvedimenti volta per volta varati: Corri Italia, Riparti Italia, Sblocca Italia e così via. Chiunque viva la vita reale sa che le cose stanno diversamente. Gli oneri burocratici, il meccanismo fiscale che drena tutta la liquidità, la rarefazione del credito che viene erogato solo a chi non ne ha bisogno, sono elementi di debolezza strutturale senza la cui soluzione la povertà non potrà che crescere, perché la ricchezza è prodotta dalle imprese, non dall'apparato pubblico. Ma possono capirlo la stragrande maggioranza dei nostri parlamentari che vantano un record mondiale negativo, di non aver mai lavorato un'ora in vita loro? Purtroppo penso di no. L'unica possibilità per invertire il ciclo è che il ceto medio produttivo dica basta e pretenda, soprattutto dall'area di riferimento, il centrodestra, programmi chiari e chiaramente declinati, con uomini nuovi a cui dare fiducia. Bisogna necessariamente dare delle risposte concrete a importanti domande sulla spesa pubblica e sulle PMI: solo in questo caso avremo la forza di ricostruire la nostra economia e di renderla competitiva con gli standard degli altri paesi europei. Non può passare il messaggio ai cittadini della nostra Repubblica che tutte le colpe della crisi economica, che il nostro paese sta affrontando attualmente, dipendano unicamente da Bruxelles. Troppo facile scaricare solo sugli altri e sull'Europa le responsabilità. Occorre intervenire sul costo degli organi istituzionali italiani che hanno una spesa multipla rispetto a quella degli altri paesi membri della UE. Possiamo, ad esempio, spendere ogni anno 1,2 miliardi di euro per la Presidenza della Repubblica in confronto ai 200 milioni che spende la Germania? Potremmo portare tanti altri esempi di come, diversamente che in altri Paesi, da noi il ceto medio produttivo sia al servizio delle Istituzioni e non viceversa. Così non può durare e non durerà. 

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