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Referendum costituzionale, il Tar del Lazio respinge il ricorso delle opposizioni

La scheda del 4 dicembre

Bocciata l'istanza di M5s e Sel per difetto di giurisdizione: non è competenza del tribunale amministrativo

Silvia Sfregola
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"La tutela generale dell'ordinamento del Referendum costituzionale è stata rispettata sia le ordinanze dell'ufficio per il referendum sia il decreto presidenziale, nella parte in cui recepisce il quesito, sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell'ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale". Il Tar del Lazio respinge così il ricorso presentato dal Movimento 5 Stelle e da Sinistra Italiana sul quesito della consultazione del 4 dicembre mettendo nero su bianco inoltre che vi è un "difetto assoluto di giurisdizione" nel ricorso, che è per questo giudicato inammissibile. In sostanza non è il Tar a poter giudicare. Nel ricorso presentato lo scorso 5 ottobre, Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana avevano denunciato il testo del quesito perchè favoriva il Sì. "Il testo del referendum è una truffa, una propaganda ingannevole, l'ennesima trovata di Renzi per prendere in giro gli italiani. Per questo anche il M5S ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il testo del quesito in quanto scritto in violazione della legge" aveva dichiarato Vito Crimi, senatore del Movimento 5 Stelle membro della Commissione Affari Costituzionali. Il Tar oggi però spiega che se c'è un problema in quella norma spetta all'ufficio centrale per il referendum, della Cassazione, ricorrere alla Corte costituzionale, non al Tar. Le opposizioni però non mollano e in una nota congiunta i firmatari del ricorso, Loredana De Petris (Sel-Si) e Vito Crimi (M5S) replicano così alla sentenza: "Benché il Tar del Lazio abbia rigettato il nostro ricorso la sostanza del testo ingannevole rimane. I nostri argomenti sono stati confermati dalla sentenza. I magistrati del Tar non hanno dichiarato che il quesito referendario è corretto ma solo che loro non possono farci nulla. È evidente - proseguono - che secondo i magistrati del Tar l'Ufficio centrale della Cassazione avrebbe dovuto valutare il quesito alla luce di queste considerazioni e avrebbe potuto rivolgersi alla Corte Costituzionale, cosa che invece ha purtroppo evitato di fare". Anche il Codacons non si arrende e annuncia: "La battaglia sul referendum si sposta in Corte di Cassazione". E l'associazione valuterà "se proporre anche appello al Consiglio di Stato". Alfredo D'Attorre, prima nel Pd oggi in Sinistra Italiana, sostiene che «non c'è da preoccuparsi, sarà il voto democratico dei cittadini italiani a smascherare l'ennesimo 'paccò di Renzi». A esultare invece il Comitato nazionale Basta un Sì che ribadisce come a questo punto "il quesito, così come formulato nella scheda elettorale che sarà presentata agli elettori il 4 dicembre, mantiene quei requisiti di neutralità che lo sottraggono sia al giudizio dei magistrati, sia - ci auguriamo - alle polemiche politiche che nelle ultime settimane hanno oscurato un confronto libero e pacato sui contenuti della riforma". Il Comitato pertanto spera che a questo punto "questa sterile polemica sia definitivamente conclusa. Auspichiamo ora un confronto serio sulla sostanza di un appuntamento che incide sulla vita di tutti i cittadini. Noi continueremo a lavorare, come abbiamo sempre fatto, sulla promozione dei contenuti, convinti che una corretta informazione sia la miglior propaganda per far vincere il Sì, come dimostrano anche i più recenti sondaggi".

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