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Un'«associazione» per usare il tesoro di An

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Il parere legale di due professori: i soldi della Fondazione per finanziare un nuovo movimento

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La strada per riaccendere la Fiamma e scongelare le risorse e le sedi ibernate nella Fondazione Alleanza Nazionale potrebbe passare attraverso la costituzione di una nuova associazione, finanziata dallo stesso ente culturale, con la missione di aggregare un «soggetto politico unitario di destra». È questo l'itinerario che, in vista dell'assemblea della Fondazione del 3 e 4 ottobre (appuntamento caratterizzato da rituali e liturgie tipiche di un congresso missino), viene prospettato dagli iscritti riuniti in ForumDestra.it (vicini a Gianni Alemanno e Roberto Menia) con l'auspicio di superare gli ostacoli giuridici e le ruggini correntizie che ostacolano il ritorno di An sulla scena politica. «Non è tempo, come nelle saghe medioevali, di saldare i due tronconi di questa "spada spezzata"? Bisogna richiamare - scrive Fausto Orsomarso, consigliere regionale della Calabria e promotore della "Mozione dei quarantenni" - la Fondazione An alla diretta azione politica per riunire le diverse esperienze partitiche e associative attorno ad un progetto comune, con forti radici culturali e comunitarie». Tra la «nostalgia dell'avvenire» di Alleanza Nazionale e la realtà c'è un complesso impianto giuridico che condiziona l'operatività della Fondazione An. E se l'area che si riconosce nelle posizioni vicine a Maurizio Gasparri e Altero Matteoli (entrambi parlamentari berlusconiani) postula per l'ente custode dei beni della Fiamma un ruolo esclusivamente culturale, due accademici, i professori ordinari Antonino Cataudella (La Sapienza) e Giovanni Doria (Tor Vergata), hanno fornito ai vertici di Via della Scrofa un parere articolato che, tenuto conto della complessa normativa sulle fondazioni, indica una «exit strategy» se l'assemblea dovesse registrare una maggioranza favorevole all'impegno politico diretto. Sulla base dello statuto, i due docenti hanno puntualizzato come sia «indubbio che la Fondazione possa svolgere una attività di "proposta politica", cioè una attività preordinata alla promozione di valori costitutivi della destra nazionale». E se l'opzione che prevede la trasformazione della Fondazione An in partito politico presenta difficoltà rilevanti sul piano formale (è soggetta al controllo governativo), è teoricamente realizzabile una via alternativa. Quale? La Fondazione An dovrebbe «dar vita, anche insieme ad altri soggetti, ad una nuova associazione, preordinata allo svolgimento di una attività politica diretta», una sorta di «Costituente per la destra unita». Rifacendosi all'articolo 3 comma d dello statuto, secondo i due giuristi, Via della Scrofa non solo può concorrere «alla costituzione di una associazione-partito politico» riconducibile alla destra nazionale, ma ha facoltà di finanziarla. Una postilla sul quantum. Si potrebbe superare anche il limite dei 100mila euro di finanziamento ai partiti, previsto per soggetti diversi dalle persone fisiche, perché eventuali risorse della Fondazione sarebbero dunque destinate alla costituenda associazione per l'unità della destra, una start-up mai scesa nell'agone elettorale. Sullo sfondo di questa querelle giuridico-politica, si muovono le diplomazie delle ex correnti di An: le dichiarazioni concilianti di Giorgia Meloni («Atreju sia momento di approfondimento sulla costruzione della casa comune della destra»), hanno avuto il plauso degli alemanniani di Prima l'Italia, il cui portavoce, Marco Cerreto, ha sottolineato la presenza di una diffusa sensibilità volta alla «riaggregazione di elettori e comunità», una volta riunite nella Fiamma.

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