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Schifani: «Di nuovo con Berlusconi? No grazie, la nostra strada è un'altra»

Assemblea 2014 di Confartigianato

Il presidente del Nuovo Centrodestra: abbiamo il nostro programma, avanti con Renzi fino al 2018

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Un nuovo partito unico per il centrodestra, come propone Giovanni Toti? La risposta di Renato Schifani, presidente del Nuovo Centrodestra è: no grazie. Il suo partito vuole guardare al futuro, non al passato. Presidente Renato Schifani, come valuta la proposta di Giovanni Toti? «Quando siamo nati ci siamo chiamati Nuovo centrodestra perché abbiamo radicati in noi i valori del centrodestra. Adesso ci accingiamo a realizzare una grande operazione di unione con l'Udc e con tutti coloro che si riconoscono nei valori popolari e nel popolarismo europeo, partiamo dai popolari che sostengono questo governo. Forza Italia fa parte del Partito Popolare, ma è all'opposizione. Se si parla del centrodestra con la lega di Salvini, ci dividono dei valori. Per parlare di unità del centrodestra bisogna verificare la convergenza dei valori, per evitare errori di percorso. La Lega di Salvini non è la Lega di Bossi». Toti afferma che in questo momento c'è una grande occasione, per il centrodestra. «Non la vedo, un'alleanza di questo centrodestra con la Lega di Salvini, ammesso che riuscisse ad avere i numeri per vincere, non riuscirebbe a governare nemmeno un minuto, perché ci dividono temi fondanti quali la politica europea, anche i valori relativi alla tutela della dignità della persona e alla tolleranza». Lei esclude, in questo momento, la possibilità di un centrodestra nuovamente unito? «Noi guardiamo a un nuovo centrodestra, non al vecchio centrodestra, e guardiamo principalmente a recuperare quei milioni di voti che Forza Italia ha perso in questi anni, sono sette-otto milioni, che si sono collocati nell'astensione. Lavoriamo per recuperare i voti di coloro che sono rimasti delusi da tanti anni di governo del centrodestra e che non votano più Forza Italia. Il nostro obiettivo è quello e, naturalmente, realizzare nel tempo, insieme a Renzi, alcune proposte che fanno parte del nostro programma identitario». Quali sono i punti fondamentali? «Il primo punto è la semplificazione della burocrazia, abbiamo presentato il disegno di legge; la riduzione del cuneo fiscale, la riduzione dell'Irap, il sostegno alle imprese, sostanzialmente fare in modo che le nostre aziende siano competitive, perché solo con la competitività possiamo tornare e crescere e ad assumere i giovani; la riforma della giustizia e la riduzione della spesa pubblica attraverso la soppressione di tanti enti inutili». Questa legislazione proseguirà fino al 2018? «È interesse del Paese che possa durare fino al 2018, perché questo è un governo che ha una maggioranza solida in parlamento, è fatto da ministri efficienti, sta realizzando in tempi molto veloci delle riforme. Ritengo che vi siano tutti i presupposti perché si possa governare per l'intera legislatura, perché il Paese chiede stabilità. Non vedo che potrebbero risolvere delle nuove e elezioni». Ma lei che peso dà ai sondaggi che danno il consenso del Pd di Matteo Renzi in calo? «Per un partito al governo è fisiologico, anche Forza Italia, quando era al governo, perdeva tutti i giorni consensi, non sono i sondaggi di metà legislatura quelli che possono essere determinanti, è nella logica del governo del Paese».

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