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Il Professore incassa applausi e incoraggiamenti ma anche qualche critica.

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Èstato fermato da parecchi passanti che l'hanno ringraziato per il suo impegno. Alcuni hanno anche voluto scattare qualche fotografia con il leader di Scelta Civica, altri l'hanno applaudito quando è uscito dal Caffè Ambrosiano. Non sono mancate alcune contestazioni: «Togli l'Imu», ha gridato un signore. «Vergognati» ha detto un altro. Per il resto la campagna elettorale non si ferma. Ieri Monti ha attaccato sia il Pd sia il Pdl. «A me non piace affondare coltelli. L'Italia ha bisogno di collaborazione, di un grande sforzo di riforme, bisogna cercare quelli che ci stanno». Così il Professore ha risposto a un cronista che gli ha fatto notare che nella conferenza stampa era sembrato non voler affondare il coltello contro il Pd dopo le polemiche dei giorni scorsi. Alla domanda se Nichi Vendola ci può stare in questo sforzo per le riforme, Monti ha risposto: «Finora si è espresso lui su questo tema, credo di no». Ha anche aggiunto: «Siamo elettoralmente avversari della sinistra, a maggior ragione della sinistra di Vendola e ci preoccupa la grande influenza della Cgil nella coalizione di Bersani». Poi si è soffermato sulle possibili intese dopo le elezioni. «Non c'è il disegno di un'alleanza con il Pdl, ma un dialogo sui contenuti che esiste con alcuni esponenti del Pdl come del Pd» ha precisato, aggiungendo che eventuali alleanze avverranno una volta insediato il Parlamento. Non è sfuggito alle polemiche e alle critiche nell'affaire Mps. «Il nostro candidato, che non conosco, è stato segnalato dal territorio e non sapevo che fosse stato del Pd né di quale ala o "vendemmia" del Pd fosse». Una replica alle critiche di Massimo D'Alema sulla candidatura nelle sue liste di un ex dirigente della banca di Siena. Monti ha aggiunto: «So solo che lui, come tutti i nostri candidati, ha firmato la dichiarazione di non avere condanne passate in giudicato». Sulla situazione della banca, il premier ha anche detto: «Se il prestito ci sarà sarà a tasso molto elevato». Monti ha ripercorso i passaggi che hanno portato il governo a decidere del finanziamento a Mps: «Ricordo che il governo ha proposto e il Parlamento ha approvato il finanziamento fino a 3,9 miliardi di euro per il Monte dei Paschi. Questo avverrà, se avverrà - Monti ha utilizzato più volte la formula ipotetica - a fronte di emissione di obbligazioni che il ministero dell'Economia acquisterà. A Mps, se ci sarà, sarà un prestito». Ha anche rivendicato: «Il prestito è stato deciso perché quando le autorità bancarie europee hanno aumentato il coefficiente di capitale richiesto, dal 7,5 al 9% dei depositi, le altre banche italiane erano già in ordine, Mps ha dovuto aumentare il capitale e allora è stato previsto dai nostri tecnici questo finanziamento, in obbligazioni a un tasso di interesse molto elevato e anche questo su richiesta delle autorità europee perché se uno Stato finanzia una banca a un tasso di interesse inferiore a quello di mercato lì si cela un aiuto di Stato che distorce la concorrenza. Quindi il tasso deve essere alto e nella fattispecie è molto più alto di quello dei cosiddetti Tremonti bonds di qualche anno prima. In più, rispetto a quei bonds qui è stabilito che nel caso la banca, trovandosi in situazioni di difficoltà non riuscisse a pagare gli interessi dovuti al Tesoro, dovrà dare proprie azioni al Tesoro, quindi sarebbe in quell'eventualità una sorta di nazionalizzazione», ha concluso Monti. Della vicenda Mps ha voluto parlare anche il ministro Andrea Riccardi: «Non credo che ci sia da attaccare Monti sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena, credo ci sia da attaccare una connessione tra banca e politica su cui occorre fare luce». Insomma, «le responsabilità emergeranno quando la magistratura le farà emergere. Noi non gridiamo al complotto elettorale ma siamo fiduciosi nell'opera della magistratura».

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