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Luigi Frasca Per il Pdl è una delle migliori notizie delle ultime settimane.

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Pocomale. Ci pensa Angelino Alfano e, soprattutto, Mario Monti che col passare dei giorni dimostra di avere tutta l'intenzione di lottare fino alla fine per tornare a Palazzo Chigi. Con tutti i mezzi a disposizione. Così ieri ha affondato il colpo: «Il Partito democratico c'entra in questa vicenda in quanto ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica di Siena». Parole che costringono Pier Luigi Bersani a trascorrere un altra giornata in difesa. Il segretario del Pd le prova tutte per uscire dall'angolo. Ma la buona volontà per ora non basta. Mps continua a rimanere al centro del dibattito politico. Così non resta che passare al contrattacco: «Monti trova un difetto al Pd tutti i giorni, per un anno non ne ho mai sentiti...» Concetto ripetutto con più forza dal capogruppo democratico al Senato Anna Finocchiato: «C'è possibilità di dialogo con Monti ma vogliamo rispetto. La campagna elettorale è la competizione ma la competizione deve essere fatta con parole di verità e su un profilo di rispetto reciproco». Mentre il responsabile ecomico del partito Stefano Fassina scarica le responsabilità di quanto accaduto sul managemente della banca: «Se prima di Ceccuzzi c'è stato un rapporto sbagliato fra banca, amministrazione locale e partito, è perché la banca ha avuto influenza sul partito e sull'amministrazione locale, e non viceversa». In ogni caso il Pd nazionale, quello guidato da Bersani, non c'entra con ciò che è accaduto. Sarà, ma intanto è il candidato premier del centrosinistra a finire sulla graticola. Lui, oltre a mantenere la stessa linea difensiva, prova a spostare l'attenzione su altri argomenti. Quelli che interessano veramente gli elettori e su cui, contrattacca, Monti non sembra avere uguale attenzione. Per questo ieri ha voluto partecipare alla conferenza programmatica della Cgil. Un modo per parlare di lavoro, ma anche per replicare al Professore che, proprio nei giorni scorsi, aveva attaccato il sindacato guidato da Sussanna Camusso accusandolo di essere un ostacolo per la realizzazione di vero programma di riforme. Al fianco di Bersani, nella platea del Palalottomatica, l'alleato Nichi Vendola che ovviamente non può che condividere questa «svolta a sinistra» dei Democratici. È un errore, scandisce il leader del Pd dal palco, considerare le forze sociali come «un impaccio», quando «il confronto va spinto fino in fondo perché serve a evitare errori». E ancora, sbaglia chi «pensa che coesione e cambiamento siano un ossimoro», bisogna, invece, farne «una sintesi». A difesa della Cgil si schiera anche il leader di Sel che parla di «inquietante assalto al sindacato» da parte, tra l'altro, di un Monti che descrive come un «Grillo con il loden». Insomma, nel giorno in cui la distanza tra Pd e Professore aumenta a causa degli attacchi su Mps, Bersani guarda alla sua sinistra e rinsalda l'asse con Sel e Cgil. E critiche, anche se non esplicite, arrivano a Monti anche dalla Camusso. «Non è riconoscimento e rispetto - attacca la leader della Cgil - quel tramestio che caratterizza la campagna elettorale, che non distingue i ruoli, che confonde le responsabilità, che crea nemici per non provare a misurarsi sui contenuti, che scarica responsabilità per non ammettere che ha trascurato il Paese». In platea, a testimoniare che il sindacato ha come proprio orizzonte solo il centrosinistra costruito da Pier Luigi, ci sono anche Bruno Tabacci e Giuliano Amato. Assenti invece, oltre ad esponenti di altre forze politiche, i big delle altre sigle sindacali. Ma, forse anche per sviare l'attenzione dalle vicende senesi, Bersani sceglie il Palalottomatica per lanciare un nuovo punto programmatico: la revisione del patto di stabilità interno per liberare risorse da destinare a un grande piano di piccole opere. «Una delle primissime cose da fare - sottolinea - è assieme ai Comuni la rivisitazione del patto di stabilità interno per un grande piano di piccole opere sul tema delle scuole da sistemare, dell'ambiente, della mobilità urbana». Tutto questo in chiave, anche di occupazione che, ribadisce, deve essere una priorità. Va rimessa in moto l'economia ripete. Ed è di questo, manda ancora una volta a dire a Monti, che si deve parlare in campagna elettorale. «Sono veramente sorpreso - attacca - che in questa campagna elettorale ci sia raramente un resoconto della situazione in cui siamo. Mi stupisco a sentir dire che "i problemi sono risolti". Soprattutto da chi sa quali sono perché ha avuto la sua avventura al governo a partire da questi problemi. Anche in campagna elettorale ci vogliono parole di verità».

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