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Il lavoro è l'unica risposta contro la crisi e il declino economico.

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Parteda qui il piano del lavoro targato Cgil, a 64 anni di distanza da quello di Giuseppe di Vittorio, e partono da qui anche le considerazioni che Susanna Camusso gira alla politica, dalla conferenza di programmazione a Roma. «Parlare di lavoro è parlare del pane e l'assenza di lavoro produce un vuoto, corrode, cancella la dignità e condanna un Paese al degrado e al declino. Per questo creare e difendere lavoro è l'unica premessa credibile di una proposta per uscire dalla crisi», scandisce dal palco, chiedendo al tempo stesso anche «un governo che sappia e voglia scegliere, che sappia proporre una via d'uscita dalla crisi», che sia portatore di «un'idea, un progetto, un senso collettivo», quello cioè che è mancato in questi anni e che ha creato non solo «spaesamento e rassegnazione» ma soprattutto è alla base «della proliferazione dei tanti partiti personali, dell'antipolitica, dell'allontanamento dalle istituzioni». In una parola, dice ancora Camusso, un governo che «abbia una visione compiuta del Paese con politiche da realizzare, che riabiliti l'dea di una programmazione economica perché pensare ad un intervento pubblico nell'economia non è una bestemmia né un pericolo sovversivo». E dalla recessione, dice ancora Camusso, si deve uscire con un paese unito. «L'Italia può uscire dalla crisi solo se è tutta insieme. Altrimenti a pezzi si aggrava la crisi», spiega, guardando comunque ad una casa europea. «Senza Europa non c'è neanche l'Italia e i costi di un ritiro dall'eurozona sarebbero drammatici e i costi politici sarebbero tragici e nemici della pace per il nostro continente e il mondo. Bisogna quindi rilanciare con forza l'idea degli Stati Uniti d'Europa per costruire un nuovo equilibrio», dice ancora ipotizzando però un'Unione che riveda quelle convenzioni, a cominciare dal fiscal compact, che «oggi strangolano le economie». Il piano del lavoro, che la Cgil gira direttamente a Bersani e Vendola, tra gli ospiti della conferenza, resta dunque, «l'unica risposta alla disoccupazione dei giovani, non un libro dei sogni», incalza Camusso. Sono infatti 50-60 i miliardi in tre anni che una imposta sulle grandi ricchezze, sui patrimoni e le rendite finanziarie unitamente ad un taglio dei costi della politica, ad una redistribuzione della spesa pubblica, e ad un taglio degli incentivi alle imprese, potranno essere orientati all'occupazione. Ad un piano straordinario di creazione diretta di lavoro, infatti, il sindacato ne destina circa 15-20 miliardi; altri 5-10 miliardi al sostegno dell'occupazione, alla riforma del mercato del lavoro e agli ammortizzatori sociali. Ad un nuovo welfare invece la Cgil dedica circa 10-15 miliardi mentre 15-20 miliardi servono per la restituzione fiscale e tra i 4-10 miliardi ai cosiddetti Progetti Operativi, piani di investimento pubblico. Una voce questa fondamentale all'interno della «manovra» pensata dalla Cgil.

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