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9 assunti su 10 sono vicini al Pd» Marignani (Pdl): «Anni di gestione dissoluta per colpa della politica»

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i.Troppo stretto il legame tra la banca e la città, troppo profondo il modo in cui l'istituto e la Fondazione si sono inseriti nel tessuto connettivo di una comunità che «grazie al Montepaschi è riuscita a vivere al di sopra delle possibilità». Uno «splendore» che si rispecchiava nei successi nella Mens Sana, la squadra sponsorizzata Mps in grado di dominare in lungo e in largo la scena nazionale della pallacanestro. Persino chi ha denunciato da tempo «decenni di gestione senza lungimiranza e di assunzioni a senso unico», ora più che affondare il colpo preferisce augurarsi che «la vicenda sia chiusa il più presto possibile perché un'azienda simile, che con l'indotto dà lavoro a 50-60 mila famiglie, necessita solo che sia fatta chiarezza». È il caso di Claudio Marignani. Coordinatore provinciale del Pdl, è al tempo stesso un dipendente della banca nella bufera. Un «conflitto di interessi» che non gli ha impedito in passato di denunciare quello che solo i più distratti riuscivano a non scorgere. «Vede, il Monte dei Paschi è stato per Siena un volano di sviluppo incredibile», spiega Marignani, «ha distribuito ricchezza a pioggia in tutte le contrade, sono in pochi quelli che a Siena non ne hanno usufruito. È normale che in una situazione del genere certe cose venivano fatte passare in secondo piano. Ma che sul funzionamento di banca e Fondazione ci fosse qualcosa che non andava era evidente da tempo». Due, per Marignani, erano in particolare le direttrici che hanno portato il più antico istituto d'Italia nell'occhio del ciclone. Gestione dissoluta e assunzioni a senso unico. Con la prima diretta conseguenza della seconda. «Ora sono tutti pronti a dire che la finanza va divisa dalla politica», attacca il coordinatore provinciale, «ma la verità è che a Siena fino a ieri entrambe le cose hanno rappresentato un tutt'uno, un blocco granitico». Là dove c'era bisogno di tecnici, dunque, si trovavano politici. E di uno schieramento in particolare. «Basta andarsi a riguardare tutto l'elenco delle assunzioni», svela Marignani, «e si scopre che nel 90% dei casi gli impiegati della banca sono vicini alla sinistra. Non parlo ovviamente solo di tesserati del Pd, ma di gente che ha comunque un certo orientamento. Davvero si ritiene che tutte le persone preparate stiano da una parte sola?». La preparazione, invece, per l'esponente del Pdl non era assolutamente tenuta conto al momento delle assunzioni. «Nei posti di comando c'era gente che a volte non aveva nessuna qualifica professionale per occuparsi di finanza. Non dico fosse gente stupida o ignorante, ma semplicemente inadatta a gestire faccende economiche». E i risultati si sarebbero visti negli investimenti sbagliati: «A tutti capita di fare valutazioni che poi si rivelano errate», dice Marignani, «una-due volte si può capire. Ma qui siamo di fronte a sprechi continui. Il Montepaschi negli ultimi anni si è occupato quasi solo di acquisti e cessioni di asset, realizzando puntualmente perdite pari al 60-70% del valore iniziale. Ora tutti parlano di Antonveneta, ma con l'affaire Biverbanca è successo esattamente lo stesso». Già, Biverbanca. Nel 2007 Mps compra il 55% dell'istituto di Biella e Vercelli per 398,7 milioni di euro. Cinque anni dopo, per reperire risorse, cede lo stesso asset a 203 milioni. Ma non è l'unica voce al capitolo investimenti sbagliati. «Per anni abbiamo chiesto che la Fondazione diversificasse il suo operato, e invece nella stragrande maggioranza dei casi si operava sempre in direzione Mps. Oppure si investivano grossissime somme in attività di dubbia riuscita». È il caso di Siena Biotech. «L'intenzione è stata certamente meritoria», concede Marignani, «creare un centro all'avanguardia nella ricerca sulla biotecnologia ha dato lustro a Siena. Ma è la proporzione dell'investimento a lasciare perplessi. Sono stati elargiti 90 milioni di euro in sette anni per creare, alla fine, appena cento posti di lavoro. E ora che è esploso il bubbone molti di questi sono in cassa integrazione». Per Marignani la ricetta per il futuro è una sola. «Nessuno vuole mettere in discussione Mps, con i processi avviati diventerà sempre più un istituto solido. Ma, glielo dico da dipendente di banca, è davvero ora di farla finita con le infiltrazioni della politica». «Ci vuole una tecnostruttura altamente funzionale all'obiettivo, che è quello di comportarsi esclusivamente da banca», conclude l'esponente del Pdl, «altrimenti si distribuiscono fondi a pioggia, ci si trasforma in una società di mutuo soccorso. E si finisce per non avere più soldi per chi ne ha davvero bisogno».

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