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Iredditi vanno in retromarcia

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La ricchezza a disposizione torna ai livelli del 1986 Consumi a picco. Tasse sulle imprese al record: 56%

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Ilpassaggio nel nuovo millennio non ha portato bene ai lavoratori del Paese. Nel 2013, infatti, ogni italiano avrà a disposizione un ammontare di ricchezza pari a 16.955 euro, in calo di quasi 900 euro (-4,8%) rispetto allo scorso scorso. E ai livelli di quello che le famiglie avevano nel 1986 quando il reddito disponibile era di 16.748 euro. Meno soldi a disposizione hanno scoraggiato anche i consumi che hanno fatto un balzo all'indietro di 15 anni: 15.695 euro a testa nel 2013, poco meno di com'erano nel 1998. Consumi che hanno segnato una diminuzione anche nel 2012 con un contrazione del 4,4% rispetto al 2011 e si preparano a diminuire anche nel 2013 secondo le stime di un altro 1,4%. È questo il quadro che emerge dall'ufficio studi di Rete Imprese Italia che illustra una famiglia italiana in forte difficoltà, più povera rispetto al passato e con una maggiore sfiducia nel futuro. Non va meglio alle imprese, schiacciate da una tassazione-record che nel 2013 supererà la soglia del 56%, nove decimi di punto in più rispetto alla pressione fiscale reale dell'anno scorso, spiegano gli analisti dell'ufficio studi dell'organizzazione che raggruppa le principali associazioni del commercio e dell'artigianato oggi guidata per tutto il primo semestre da Carlo Sangalli della Confcommercio. La debolezza del sistema industriale è evidenziata anche dai dati del saldo della natalità-mortalità delle imprese nel 2012. Sono state infatti 100 mila le aziende cancellate dai registri lo scorso anno tutte legate ai settori ad alta intensità di lavoro come manifatturiero, costruzioni, artigianato, servizi. Di fatto «nel 2012 ha chiuso un'impresa al giorno» ha spiegato il presidente di turno Sangalli nel presentare insieme agli altri quattro presidenti delle associazioni aderenti (Casartigiani, Confesercenti, Cna, Confartigianato) la mobilitazione nazionale del prossimo 28 gennaio, quando l'organizzazione delle Piccole e medie imprese presenterà la propria agenda alle forze politiche che si candidano a guidare il Paese. «Un grido d'allarme che ci giunge dalle stesse imprese - ha detto Sangalli - che non ce la fanno più a reggere il peso della crisi. L'obiettivo prioritario irrinunciabile di politica economica per chiunque governerà deve essere l'impresa». Tutti i dati sono ancora più catastrofici in senso negativo se elaborati per il solo Mezzogiorno. È infatti al 16,6% il tasso di disoccupazione al Sud che significa oltre il doppio del Nord. Poche per le imprese le soddisfazioni arrivate sui bilanci e sui conti aziendali dal calo dello spread tra il Btp e il Bund. Se nel 2012 si è fortemente ridotta la forbice «non sono migliorati però i tassi bancari attivi per le Pmi, che pagano fino all'11% il costo del denaro contro il 5% delle grandi imprese», afferma Mariano Bella, direttore Centro studi. «Aziende che pagano già costi dell'energia il 35% in più della media europea, aspettano 180 giorni per vedersi pagare da Asl e Comuni, e 1.210 giorni per una sentenza della giustizia civile. Un quadro drammatico che prelude al manifesto con cui le Pmi vogliono fare sentire la propria voce su nodi cruciali come fisco, credito, burocrazia. Con Confindustria», che presenta oggi la propria agenda alla politica, «ci sarà tempo per confrontarci», assicura Sangalli. «Non servono poesie ma risorse. Le politiche economiche guardano a un altro tipo di imprese, non alle Pmi che pesano per il 60% della crescita e dell'occupazione - aggiunge Ivan Malavasi, presidente Cna -, sarebbe una rivoluzione se cominciassero a guardare a come è fatto davvero il Paese». «Metterci in pista non è una dichiarazione di guerra, non vogliamo fermare i tir, anche se l'autotrasporto è l'unico settore che è stato finanziato, non sarà un caso», ha detto Giorgio Merletti (Confartigianato). Basso (Casartigiani) lancia l'allarme credito, «senza il quale è difficile rimanere in piedi. Infine Marco Venturi presidente della Confesercenti ha spiegato che «senza l'apertura di un tavolo sul fisco continueremo ad avere difficoltà»

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