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Ciocchetti: «Risanamento e sviluppo, indietro non si torna»

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Oltrequanto dicono i sondaggi». Luciano Ciocchetti, esponente Udc candidato alla Camera nel collegio Lazio 1 al numero due dietro la capolista Binetti, è fiducioso: gli italiani capiranno perché devono votare l'Agenda Monti. Cosa le dà tanta sicurezza? «Il 41% è ancora indeciso. Serve una grande operazione verità per far capire alla gente che indietro non si torna. Non si può abbandonare la via del risanamento e dello sviluppo. Siamo l'unica vera novità della politica, gli unici che propongono di uscire dalla crisi unendo il Paese. Il bipolarismo muscolare ha solo diviso. Serve un nuovo modello di sviluppo». Ma se non ce la farete appoggerete Bersani? «Non è un argomento attuale. Ne discuteremo dopo il voto, vedremo come andrà. Noi vogliamo partire dall'Angenda Monti per convencere gli italiani e vincere». Come giudica la campagna elettorale del Professore? «Deve spiegare cos'è successo. Imu, redditometro ed Equitalia sono eredità ricevute da Lega, Tremonti e Visco. Monti ha potuto lavorare solo per 14 mesi, non ha avuto a disposizione cinque anni: si è dovuto adeguare alla realtà che ha trovato, agendo con gli strumenti che aveva. Ha salvato il Paese da una situazione drammatica. Chi ha votato tutti i suoi provvedimenti - e negli ultimi vent'anni ha governato male - ora lo attacca. Oggi c'è una richiesta di novità: alcuni si indentificano nella protesta, altri nella responsabilità e nella serietà. Noi dobbiamo continuare un processo iniziato e irreversibile: risanamento e sviluppo». Non pensa che la sintesi tra scontenti del Pd e scontenti del Pdl sia riuscita malino nelle liste? «In Lombardia, dove ci sono Ichino e Cazzola, è riuscita. Altrove no. Dipende dai pochi posti a disposizione. Dobbiamo ringraziare Pd e Pdl che ci hanno lasciato questa legge elettorale». E sui valori etici? «Proprio oggi (ieri ndr) Monti ha spiegato che il matrimonio è quello tra uomo e donna. Naturalmente, discorso diverso è garantire uguali diritti a tutti: il Codice civile va adeguato». Il Pd è ambiguo nei vostri confronti. «Per forza. Bersani si è dovuto schiacciare a sinistra e deve fare i conti con Vendola, con cui è impossibile dialogare. Bersani deve arrabbattarsi». Pensa che la sua esperienza con la Polverini possa nuocerle? «Se faccio un patto politico lo rispetto. Non volto le spalle. Bisogna distinguere le responsabilità personali - su cui indaga la magistratura - da quelle politiche. Quanto avvenuto nel Lazio è successo in Consiglio. Sul tema dei consiglieri uscenti bisogna distinguere: la stragrande maggioranza non ha commesso reati, perché non ricandidarli e farli giudicare dagli elettori? Zingaretti fa demagogia: il Pd i consiglieri li ha candidati in Parlamento. La nostra candidata presidente Giulia Bongiorno rappresenta una novità importante e può riportare legalità. È chiaro però che va rivisto il finanziamento pubblico dei partiti e i fondi ai gruppi. Serve una legge nazionale che regolamenti le lobby, il finanziamento privato e attui la Costituzione. La proposta del professor Capaldo è una buona base di partenza».Daniele Di Mario

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