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Avanti tutto d'un fiato, da una televisione a un'altra.

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Ieri,in una nuova offensiva ha attaccato la stampa italiana, quasi tutta schierata a sinistra. E in particolare il quotidiano «la Repubblica». «Sono diventato scomodo quando per difendere gli interessi del mio Paese sono stato un po' attaccato in Europa, dove non mi sento assolutamente isolato – ha spiegato ai microfoni di Euronews – I media europei sono prevalentemente schierati a sinistra e c'è una catena di colleganza con i media italiani e con "Repubblica", che è un giornale schierato a sinistra e che coltiva tutte queste amicizie». «C'è un circuito preciso – ha continuato – con cui si chiede aiuto e ci si passa una notizia che poi viene ripresa come il parere di un quotidiano straniero». Dalla stampa l'attacco passa a Monti e Bersani, che «coltivano» un patto per accordarsi dopo il voto. «È naturale un'intesa tra Pd e la Lista del Professore perché il premier non ha possibilità di incidere se non appoggiandosi alla sinistra. L'astensionismo è ancora elevato ma non risolve i problemi. Per questo gli italiani devono votare i grandi partiti». E Berlusconi spiega di aver deciso di candidarsi di nuovo proprio per evitare che «i comunisti» tornino a vincere: «Sono tornato perché, come nel '94, il mio Paese corre il pericolo di vedere al governo la sinistra, che purtroppo non è socialdemocratica ma è una sinistra che trova radici ancora nella ideologia comunista e con gli stessi uomini». Il nuovo patto con gli italiani al quale sta lavorando, rivela, conterrà invece provvedimenti per far ripartire l'Italia, messa in ginocchio dal regime di austerità di Mario Monti. «Ci saranno molte misure – spiega – abolizione del finanziamento pubblico e dimezzamento dei parlamentari, trasformazione della Banca Centrale Europea, introduzione dei costi standard nella Pubblica Amministrazione». E nel giorno in cui il tribunale di Milano ha deciso di sospendere per il periodo elettorale le udienze del processo Unipol non poteva mancare un attacco a quei giudici – come Ilda Boccassini – che invece sfrutterebbero le inchieste per aggredirlo. «La magistratura va addosso agli avversari politici anche senza elementi concreti – ripete – Io sono già stato mandato a casa nel '94, con un vulnus della democrazia. Ora la Procura di Milano sta tentando di fare la stessa cosa». «Ho già speso in questi anni 450 milioni di euro per difendermi – attacca ancora – una cosa che ha dell'incredibile perché la magistratura è in parte politicizzata». E nel mirino finiscono anche i magistrati che hanno deciso di fare politica: «La sensazione non è che il presidente del Consiglio sia alle prese con la giustizia, ma che la giustizia, utilizzando il suo potere, fa lotta politica». Poi un riferimento, senza citarlo, a Antonio Ingroia: A conferma di ciò c'è un partito formato solo da pubblici ministeri, che fino a qualche giorno fa curavano le indagini più delicate in Italia dei rapporti tra lo Stato e la mafia». Dall'altra parte però c'è l'orgoglio di aver governato facendo riforme importanti. «Ho avuto la responsabilità di stare al governo come presidente del Consiglio per quasi dieci anni, siamo riusciti a fare un buon lavoro, 57 riforme, più di tutto ciò che sono riusciti a fare tutti insieme gli oltre 50 governi che ci hanno preceduti dal 1948 ai giorni nostri». A Berlusconi resta però il rammarico di non essere riuscito a fare la riforma per lui più importante, quella della giustizia. Ma la colpa, spiega in serata intervenendo a Tirreno Sat, è stata dei suoi alleati. E in particolare del leader di Futuro e Libertà. «Volevo mettere mano al sistema delle intercettazioni perché questo è un Paese in cui le comunicazioni non sono inviolabili. Ma Fini me lo ha impedito: è molto vicino all'Anm e avrà dei motivi per tenersela buona. Io ho dovuto abbandonare l'impresa». Intanto, tra un incontro e l'altro, Berlusconi sta preparando gli spot per la campagna elettorale di 30 secondi, 1 o 3 minuti, da utilizzare negli spazi autogestiti. Questi video saranno poi diffusi anche on line, a cominciare dal sito del Pdl. Pa. Zap.

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