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Ora c'è anche la «colonna sonora» della campagna elettorale.

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Èarrivato il momento di una donna: Gianna Nannini. Che ha appena lanciato una canzone che si chiama «Inno». E con un titolo così Pier Luigi Bersani non poteva certo lasciarsi sfuggire la possibilità di utilizzarla per accompagnare la sua cavalcata verso Palazzo Chigi. Contentissima lei («Finalmente qualcuno che si intende di musica»). Soddisfatto il segretario («Il nuovo disco di Gianna Nannini è bellissimo»). Un po' meno i militanti democratici, almeno una parte di loro, che avrebbero preferito ben altra musica. E forse anche un altro video rispetto a quello che, sulle note di «Inno», accoglie coloro che visitano il sito www.bersani2013.it. Prima immagine: Bersani sul palco di piazza San Giovanni con, al suo fianco, Rosy Bindi. Un fotogramma più da «usato sicuro» che da «nuovo che avanza». Pensare che il candidato premier del centrosinistra ce la sta mettendo tutta per «ringiovanirsi». Oggi pomeriggio, ad esempio, al teatro Ambra Jovinelli di Roma, aprirà la sua campagna elettorale con un comizio old style, ma circondato da giovani che votano o si candidano per la prima volta. Niente di eclatante, anche perché Bersani è convinto che per vincere bastano pochi messaggi giusti. E a chi lo accusa di aver paura tanto di Silvio Berlusconi che di Mario Monti, replica: «Non abbiamo paura di nessuno. Il Pd è l'unico che può reggere la sfida alla destra in Lombardia, in Molise e ovunque. E la batteremo ovunque». Insomma, non servono appelli al «voto utile», patti di desistenza, accordi più o meno trasparenti. I Democratici sentono la vittoria in pugno, l'importante è non commettere errori. Come quello di sottovalutare il Cavaliere. Bersani non lo ammetterà mai, ma le ultime mosse dell'ex premier, unite ai sondaggi, hanno creato un po' di agitazione a via del Nazareno. E, anche per questo, dopo la «partenza» di oggi, il candidato premier sarà sabato a Milano e Brescia. Cioè in Lombardia, una delle Regioni in bilico, decisiva per ottenere la maggioranza al Senato. Ed è lì che dovrebbero concentrarsi anche gli sforzi di Matteo Renzi che ieri ha ribadito che è pronto «a dare una mano. La partita è aperta, Berlusconi è un osso duro da non sottovalutare». Ma il sindaco di Firenze si toglie anche qualche sassolino: «Da quando Berlusconi è tornato fuori, si vede che andare a prendere i voti nell'altro campo non è così male...». Al di là della polemica interna, l'impressione è che il problema non sarà tanto quello di cercare di strappare consensi all'alleanza Lega-Pdl, quanto quello di evitare che i voti del centrosinistra emigrino verso altre formazioni come quella di Antonio Ingroia. Per raggiungere l'obiettivo Bersani potrà sicuramente contare sull'aiuto di Massimo D'Alema che in Campania e Sicilia (altre Regioni in bilico), gode di un certo seguito. L'ex premier è più che mai in campo e ieri si è detto disponibile per eventuali incarichi di governo: «Non mi candido a niente ma, se serve, Bersani sa dove trovarmi...» Ieri sera, intanto, il segretario del Pd ha partecipato alla prima puntata di l'«Italia domanda», nuovo programma di informazione politica in onda su Canale 5. Temi centrali del dibattito il lavoro e il carico fiscale. «Il lavoro - ha spiegato - è il problema numero uno, certamente non può migliorare l'occupazione finché siamo in recessione e i consumi e gli investimenti sono così bassi. Le norme servono, ma innanzitutto bisogna creare lavoro. Il senso di una politica economica è dare lavoro. Dall'Europa in giù bisogna tornare a questo concetto basico». Poi una battuta sul redditometro: «Vedo che ormai non ha più né padre, né madre. Io sono favorevole a tutti i redditometri se sono in condizione di dare sul serio una tracciabilità delle ricchezze. Male non fa, ma non credo si tratti di uno strumento risolutivo. Così becchi solo i "pesci piccoli"». E anche se assicura che l'Imu va resa «più progressiva», Bersani non si sbilancia su una possibile riduzione delle tasse né su eventuali manovre correttive: «Prima dobbiamo vedere i conti». Certo, prosegue, «con l'aiuto di tutti, Monti ci ha messo sui giusti binari». Ma non è il momento di fare promesse. «Il 2013 - conclude - è ancora difficile, e io non intendo raccontare favole, se teniamo la barra dritta ho la fondata ragione di pensare che abbiamo davanti un anno difficile ma che può consegnarci una situazione con davanti qualche segno più».

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